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Vi consiglio “Il cattolicesimo spiegato a mio nipote che fa il liceo”

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Non è la prima volta che faccio introduzioni o recensioni di un libro di Rino Cammilleri (con due  emme, mi raccomando, altrimenti si rabbuia) e ogni volta ne traggo godimento, spirituale e umorale. Vi son libri di Cammilleri che mi fan venire il buonumore, anche se ho letto prima qualche considerazione di mons. Galantino  o l’annuncio di qualche manovra economica per risanare il nostro Paese. Lo stile, o meglio, la prosa di Cammilleri è unica ed inconfondibile. Riesce a valorizzare un santo (o anche qualcuno più in alto), prendendolo in giro. Ma questo libro di Cammilleri va letto anche per altre ragioni altrettanto serie. La prima è che propone che qualcuno debba trovare il modo di risvegliare l’attenzione e la coscienza degli adolescenti indirizzandola alla ricerca del senso della vita. Cammilleri sceglie la figura dello zio che decide, o ha l’opportunità, di farlo con il nipote. L’insegnamento è che qualcuno deve farlo e per farlo deve apprendere ad insegnare dottrina cristiana in modo “adeguato” agli adolescenti, cioè ad una generazione che vuole imparare tutto, ma nessuno insegna più loro nulla. Risparmiamo il commento su come lo fanno i preti e gli stessi genitori. Così Cammilleri inventa la figura dello zio, magari un po’ più “profeta in patria” del babbo e della mamma.

In realtà questo libro a me è parso quasi una denuncia di irresponsabilità fatta ai genitori ed agli insegnanti di religione. Mostrando “l’ignoranza e indifferenza” del nipote alle cose di fede, Cammilleri non accusa il ragazzo, accusa qualcun altro… Per stare al gioco Cammilleri si è inventato un nipote molto arguto, sensibile e intelligente. Il libro infatti è ricco di risposte di valore, ma soprattutto è ricchissimo di domande di maggior valore, perché queste domande spiegano chi sono gli adolescenti oggi e a che pensano, ma spiegano anche quanto vale la pena investire tempo per aiutarli a formarsi in un mondo che invece vuole distrarli per poterli “controllare” meglio con una non-cultura che produce non-valori. Il mondo, ci spiega indirettamente Cammilleri, ha bisogno di preti, genitori (o in mancanza zii o nonni) che sappiano fare emergere, provocare domande, cui bisogna saper dare risposte. Il libro in tal senso è un manuale. Troverete domande e risposte su cosa è il Peccato Originale, la Santa Trinità, sull’inferno, il purgatorio, ecc. Riuscirete anche a leggere e comprendere in modo inusuale, divertente, ma chiarissimo, cosa è il dogma della Immacolata Concezione, o riuscirete a scompisciarvi dal ridere leggendo riferimenti, che so, alla circoncisione. Riuscirete anche a far riflessioni più che serie, e da molti decenni più sentite dal pulpito, sulla spiegazione dell’espressione del Padre Nostro “non ci indurre in tentazione”. O a farvi una risata nel leggere una  spiegazione riferita al matrimonio “..i coniugati vogliono separarsi, gli altri al massimo convivono. Gli unici a volersi sposare sono gli omosessuali o certi preti…”.

La spiegazione di questo vuoto di educazione religiosa la dà il nipote allo zio all’inizio del libro: dice che il suo insegnante di religione “non capisce niente” […] “son l’unico in classe che non gioca alla battaglia navale. Gli faccio domande sulla religione e mi dà risposte che sono arrampicate sui vetri”.

Io credo e spero che il prossimo libro di Cammilleri sia “Il  cattolicesimo spiegato laicamente ad un  seminarista, ad un sacerdote, ad un Vescovo, ad un Cardinale, ad un…” . Propongo che si crei una cattedra sperimentale in un seminario italiano affidandola a Cammilleri (attenzione!, con due emme, altrimenti si rischia di darla a chi insegna la teologia della liberazione…).

(Rino Cammilleri, “Il cattolicesimo spiegato a mio nipote che fa il liceo”, Cantagalli, 2017)

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