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Livorno e Roma, tutti i tristi vaffa a 5 stelle di Nogarin e Raggi

Nel decimo anniversario dei primi vaffa gridati dal comico Beppe Grillo in versione politica, appena festeggiati pur con la sobrietà imposta dalla svolta moderata impersonata a Cernobbio dal solito Luigi Di Maio, il “borghese” vice presidente grillino della Camera elogiato con compiaciuta ironia da Mario Monti, si sprecano fra i pentastellati le imprecazioni contro la natura, irrispettosa delle loro ambizioni di governo. Ma anche contro i soliti organi governativi non ancora nelle loro mani, che con sadismo non avrebbero saputo, o voluto, allertare a dovere i sindaci a 5 stelle di Livorno e di Roma: le due città che adesso si scambiano il maltempo, con relativi inconvenienti, e non soltanto gli assessori.

Se non ci fossero i morti di Livorno a trattenerci, potremmo fare ironie feroci quanto la natura contro le proteste del sindaco di quella città per via dei colori dell’allerta  regionale ai quali si è aggrappato non dico per lavarsi le mani nel fango, ma almeno per alleggerirsi delle responsabilità che in certe circostanze hanno quasi inevitabilmente anche gli amministratori comunali.

Invece per Roma, senza straripamenti di fiumi e torrenti colpevolmente interrati dalle precedenti e odiate amministrazioni, quelle tre ore soltanto di pioggia a rovescio che sono bastate a mettere in ginocchio e sott’acqua l’intera Capitale, dove neppure i tombini riescono ad essere mantenuti a dovere, non consentono attenuanti.

La sindaca Virginia Raggi e i suoi colleghi di partito meritano di subire gli stessi sberleffi da loro riservati non più tardi di due o tre anni fa, quando coprirono di insulti l’allora sindaco Ignazio Marino, già pericolante di suo in Campidoglio. “#SottoMarinodimissioni”, twittò da Montecitorio il deputato Alessandro Di Battista unendo l’acqua piovana della Capitale e quella marina dove il sindaco andava ad immergersi per tenersi lontano dagli agguati, veri o presunti, dei suoi amici o compagni di partito. Che alla fine dovettero detronizzarlo ricorrendo a un notaio. “Gonfiare i gommoni”, twittò invece proprio la Raggi, allora consigliere comunale d’opposizione, a un annuncio di previsioni di pioggia sulla città.

In effetti, ce ne volevano di gommoni ieri, domenica 10 settembre, per muoversi a Roma dopo solo tre ore – ripeto – di pioggia a rovescio. Che peraltro è caduta anche sulla città giudiziaria, dove pare che stia maturando il rinvio a giudizio della sindaca per falso, che non è il solito e quasi professionale reato di abuso d’ufficio per un amministratore locale, in ordine alla vicenda dei fratelli Marra: uno capo del personale, poi arrestato per altre faccende, e l’altro promosso da vice comandante dei vigili urbani a capo del dipartimento del turismo.

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