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Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps non solo. Che cosa succederà al fondo esuberi delle banche

Veneto banca, CARLO MESSINA, banca intesa

Le banche italiane sono pronte a bussare al Fondo esuberi di categoria per gestire le grandi ristrutturazioni dei prossimi anni. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il 29 settembre i vertici dell’organo analizzeranno le prime richieste presentate dagli istituti, che, come previsto dalla procedura, potranno muoversi solo sulla base degli accordi collettivi raggiunti con le organizzazioni sindacali. Anche se l’ordine del giorno sarà disponibile solo nei prossimi giorni, è insomma plausibile che entro fine mese le procedure siano incardinate sull’ammortizzatore di categoria. Sul piatto del resto le risorse ci sono già da tempo: nel 2016 la legge di Bilancio ha messo a disposizione 648 milioni per gestire le prime emergenze.

IL PROVVEDIMENTO

Il provvedimento non fa riferimento in maniera esplicita alle banche, limitandosi a citare “settori che siano interessati da provvedimenti legislativi relativi a processi di adeguamento o di riforma per aumentarne la stabilità e rafforzarne la patrimonializzazione”. Sulla base di un’interpretazione restrittiva il ministero dello Sviluppo Economico aveva inizialmente ritenuto che queste risorse fossero destinate soltanto alle quattro good bank (Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti), affidate fino a qualche mese fa all’unità di risoluzione.

LA NOTA INPS

Una recente nota interpretativa dell’Inps però ha imposto una lettura meno rigida del provvedimento, stabilendo che i denari pubblici potranno essere assegnati a tutti gli istituti in fase di ristrutturazione, compreso naturalmente Mps, che nel recente piano al 2021 prevede 5.500 esuberi. Queste risorse saranno versate direttamente dall’Inps nel Fondo di Solidarietà in un arco temporale che arriva fino al 2021. La quota disponibile per il 2017 ammonta a 174 milioni, ma non è ancora chiaro quante banche sceglieranno di attingere alle risorse. Del resto, come detto, la legge si limita a citare settori interessati “da processi di adeguamento o di riforma per aumentarne la stabilità e rafforzarne la patrimonializzazione”. Quindi numerose banche potrebbero avere i requisiti per mettersi in coda al fondo.

LE BANCHE VENETE

Per gli esuberi delle banche venete invece il governo ha stanziato 1,285 miliardi in favore del cavaliere bianco Intesa Sanpaolo. Le risorse pubbliche copriranno gli oneri della procedura, ma ancora oggi l’Inps non ha fornito delucidazioni su come saranno utilizzate. Sembra però plausibile che Intesa possa versare interamente la propria contribuzione al fondo per finanziare i prepensionamenti volontari e ottenere poi un rimborso dallo Stato. Le risorse pubbliche quindi non transiterebbero direttamente attraverso il fondo, ma arriverebbero alla Ca’ de Sass in un secondo tempo. Il meccanismo del resto è reso possibile dalla normativa europea sugli aiuti di Stato: la comunicazione dell’agosto 2013 consente infatti a determinate condizioni l’erogazione di sostegno pubblico finalizzato all’uscita ordinata della banca in crisi dal mercato.

LE RISTRUTTURAZIONI

Le risorse pubbliche saranno uno strumento fondamentale per gestire le ristrutturazioni in corso ed evitare il ricorso a licenziamento collettivi che sindacati e banche vogliono scongiurare. In base ai dati forniti in estate dalla Fabi il numero di esuberi complessivi per il settore supererebbe le oltre 22 mila unità solo tenendo conto dei piani industriali pubblicati finora. Senza contare che in oltre sette anni in Italia sono stati chiusi quasi 7 mila sportelli bancari, con un flessione del 26,22%.

(Articolo pubblicato da MF-Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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