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Vi spiego i pregi della riforma fiscale trumpiana. Parla Grover Norquist

Grover Norquist è stato più volte definito il repubblicano più influente d’America. Presidente dell’associazione Americans for Tax Reform (ATR), fondata da Ronald Reagan, ha speso gli ultimi trent’anni a combattere con tutte le sue forze (e non sono poche) un solo nemico: le tasse. E da trent’anni i repubblicani che vogliano avere una chance di essere eletti devono sottoscrivere un giuramento dell’ATR in cui promettono di non alzarle mai.
Formiche.net ha raggiunto Norquist al telefono nel suo studio di Washington per chiedergli cosa ne pensa della nuova, imponente riforma fiscale di Donald Trump.

Presidente Norquist, come farà l’amministrazione Trump a trovare i soldi per coprire una riforma così ambiziosa?

Per i primi dieci anni possono tagliare le tasse quanto vogliono con il voto di 51 senatori repubblicani più quello del vicepresidente. Dopo dieci anni possono succedere due cose. O i tagli alle tasse spariscono come la carrozza e il vestito di Cenerentola: è quel che è successo dopo la presidenza Bush, i cui sgravi sono durati dieci anni e poi sono evaporati.

Oppure?

Oppure alla fine dei dieci anni possono prorogarli di due anni e poi rendere l’85% dei tagli permanente. Si possono fare molti tagli temporanei sapendo benissimo che una volta che le persone vi si abituano divengono permanenti. Ad esempio il credito fiscale per la ricerca e lo sviluppo è sempre stato esteso ogni due anni, e ora è divenuto permanente.

Come può essere sicuro che i repubblicani che hanno affossato l’Obamacare repeal voteranno a favore della riforma fiscale?

Abbiamo bisogno di 50 voti più quello del vicepresidente, e ci mancano solo tre voti al Senato. Tre persone hanno votato contro l’Obamacare repeal. Le due senatrici dell’Alaska e del Maine hanno votato contro soprattutto perché c’era in gioco un discorso antiabortista, che non esiste nella riforma fiscale. John McCain invece ha votato per dar fastidio a Trump e potrebbe rifarlo. Ma io sono sicuro che i tagli alle tasse siano così imponenti che le persone sarebbero molto irritate se i repubblicani votassero per fermarli.

Cosa risponde ai democratici che accusano la riforma di favorire solo i più ricchi?

Ci sono tagli alle tasse per le persone con un reddito basso, che vedranno duplicate le detrazioni standard da 6.000$ a 12.000$ e da 12.000$ a 24.000$. I democratici possono urlare quanto vogliono che tutto questo è fatto per i ricchi, ma quando tutta la classe media riceverà il suo assegno faranno la figura degli stupidi.

L’altro giorno Trump ha dichiarato che la riforma lascerà le persone ricche “più o meno dove sono”. La preoccupa il cambio dei toni?

Prima di tutto non è lui a decidere, ma la Camera e il Senato. Io capisco quel che stava cercando di fare: cioè smontare le accuse dei democratici, per cui la riforma sarebbe solo per i ricchi. Qua si tratta di creare lavori. Questi sono sgravi fiscali soprattutto per le imprese, e lo scopo è creare nuovi posti di lavoro. Chi oggi non ha il lavoro potrebbe trovarne uno in tre mesi e stare infinitamente meglio, passando da 0 a 30.000 dollari l’anno. Certo, noi siamo repubblicani e non abbiamo alcuna intenzione di usare il pugno duro con le fasce di reddito più alte solo perché fa sentire meglio i democratici.

E Obama invece usava il pugno duro?

Obama capì che tagliare la tassa sui redditi da capitale avrebbe aumentato le entrate del Paese, ma decise comunque di alzarla, anche se ha danneggiato l’intera economia riducendo le entrate del Governo. Per lui uguaglianza dei redditi non significa far sì che la classe dei redditi più bassi si muova verso la classe media e la classe media ottenga più successo, ma vessare attivamente le persone che ora hanno successo. Questi sono i democratici: se tagli la testa agli aristocratici francesi, si suppone che qualcuno fra i contadini si senta meglio. Per questo nessuno di loro voterà a favore dei tagli alle tasse.

Come giudica le recenti aperture di Trump ai democratici per portare voti alla riforma?

Credo che il presidente Trump abbia avuto una buona idea ad invitare i democratici a seguire i suoi sforzi. Ma nessun democratico il cui voto sia necessario voterà a favore del pacchetto sulle tasse. Può essere che una volta che i repubblicani abbiano 51 voti al Senato e vincano qualcuno dei democratici salti sul carro urlando “anche io!”, ma solo se il loro voto non risulta necessario. Se ci fossero 59 voti e un solo voto bastasse a far passare la riforma, come avvenne con l’Obamacare, nessuno si farebbe avanti.

Quante chances ci sono che Trump riesca ad abbassare la corporate tax fino al 15%?

Credo che realisticamente la abbasserà fra il 15 e il 20%. Ci sono delle negoziazioni in corso: qualcuno vuole più spesa, qualcun altro tassi più bassi. Il punto non è quanto tagliare le tasse, ma come farlo e dove tagliare. La mia convinzione è: se non riesci a rendere tutto permanente, allora fai passare questi tagli temporaneamente. Le persone poi si renderanno conto: “abbiamo avuto questi sgravi fiscali, abbiamo visto quanto ci sono stati d’aiuto e ne vogliamo di più”.

Cosa cambierà per le imprese americane?

Tutte le imprese basano le loro decisioni sull’aliquota marginale di imposta, non sul tasso medio. Puoi attraversare un fiume a piedi dove l’acqua è profonda 5 pollici, la profondità media non conta. Quel che conta alla fine della giornata è l’aliquota marginale di imposta. Se da 35% arriviamo al 15% diventiamo competitivi con l’Europa e il resto del mondo e gli investimenti torneranno negli Stati Uniti.

E il Governo come pensa di riempire il buco nelle entrate che verrebbe a crearsi?

Vede, se gli Stati Uniti crescono al 4% l’anno, che era il tasso di crescita sotto Reagan, invece che al 2% dell’era Obama, si ritrovano 6 trilioni di dollari in più. Puoi tagliare molto le tasse e anche la spesa, ma in cambio ottieni molte più entrate e un enorme passo nella giusta direzione.

In questi giorni Trump sta valutando l’idea di restare nell’accordo di Parigi a certe condizioni. Lei teme che questa marcia indietro sia pericolosa per i profitti delle imprese?

Lui aveva detto che sarebbe uscito perché l’accordo sfavorisce gli Usa. L’unico senso di questo accordo per il resto del mondo è danneggiare gli Stati Uniti e trasferire la loro ricchezza in altri Paesi. Ci sono Stati che non hanno nulla a che vedere con il riscaldamento globale a cui sono stati comprati i voti alle Nazioni Unite. L’unica ragione che si cela dietro a tutto questo è la volontà di tornare agli anni’70 e alla vecchia e insensata retorica della divisione fra un Nord ricco e un Sud povero.

C’è ancora speranza che la riforma comprenda una Border Adjustable Tax?

Non stiamo pressando per la Border Adjustable Tax. I deputati repubblicani credano sia fantastica e che aiuti la riforma fiscale. Ma non riusciremo a farla passare quest’anno perché c’erano troppe obiezioni, potremo farlo più avanti.

Quanto pesa oggi il tema delle tasse nel partito repubblicano?

Il problema delle tasse rimane il tema più centrale della politica americana. Lo è stato fin dalla rivoluzione e dalla guerra civile, e lo è rimasto a livello locale e statale in tutto il Paese. Il partito democratico è il partito che alza le tasse, quello repubblicano vuole abbassarle. È importante che il partito repubblicano rimanga tale: per questo far passare questa riforma è un enorme premio per l’amministrazione Trump.

Non c’è il rischio che l’elettorato non si accorga degli effetti della riforma in tempo per le elezioni di Midterm?

Si, per questo deve passare al più presto ed entrare pienamente in vigore il prossimo anno. Sono ottimista che passerà quest’autunno e genererà crescita sufficiente da aiutare i repubblicani alle elezioni.

Un’ultima curiosità. Quanti repubblicani hanno firmato il giuramento di Grover Norquist in questa legislatura e quanti lo faranno alle prossime elezioni?

Più del 90% dei repubblicani nella Camera e al Senato ha sottoscritto il giuramento, ed è un numero che abbiamo intenzione di mantenere per le elezioni del 2018.

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