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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

La vittoria mutilata di Angela Merkel

Angela Merkel potrà costituire il suo quarto governo ed entrà nella storia delle cancellerie più longeve della Repubblica Federale. Tuttavia, la sua è una vittoria mutilata.

UNA EMORRAGIA DI VOTI

La CDU è il partito che perde più voti in termini sia assoluti sia percentuali. Rispetto al 2013, quando superò la soglia del 40%, Angela Merkel, perde l’8.6% arrivando poco sotto il 33%.

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Se osserviamo i flussi, messi a disposizione da Der Spiegel, osserviamo che la CDU ha ceduto 1.650.000 milioni di voti ai liberali della FDP e oltre 1 milione di voti ad AfD.

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I DANNI DI UNA GRANDE COALIZIONE A LUNGO TERMINE

I due principali partiti, CDU ed SPD, hanno costruito una grande coalizione per troppo tempo. Questo ha schiacciato le posizioni di entrambi, ridotto le distanze, confuso le differenze. Così, Angela Merkel viene accusata di fare politiche socialdemocratiche, dalla parte di destra e quella liberale (AfD, FDP, CSU) e Martin Schulz, di aver sostenuto politiche neoliberiste e di destra, dal lavoro alla sicurezza, dall’Europa alla gestione dei flussi migratori, da sinistra (Die Linke, e per questioni più specifiche dai Verdi).

Un’analisi attenta dovrebbe tenere stretti i due piani: non è solo una questione di crisi, profonda, che esiste, della SPD in Germania e della socialdemocrazia in Europa. Ma anche della CDU. Si tratta di una crisi che colpisce i partiti tradizionali, quelli che hanno di fatto governato da 20 anni a questa parte.

Esistono tensioni interne ai partiti che non possono essere ignorate. Nella SPD c’è una frattura tra chi persegue, ciecamente, posizioni liberiste, nella convinzione che sia l’unico modo di attrarre voti (eppure dal 2005 in poi, questa logica che domina, ha fatto solo perdere la SPD) e chi vuole invece un riscatto di valori e di identità nel partito (l’ala più a sinistra). E lo stesso vale per la CDU, che ha al suo interno posizioni molto variegate. La parte più conservatrice rappresentata dalla CSU (che ora pare voglia distinguersi dalla CDU in modo più netto) e quella più moderata, che è aperta sui temi sociali ed etici più spinosi.

Per questo, valuto positivamente la decisione di Martin Schulz, di andare all’opposizione: un’altra grande coalizione distruggerebbe quel poco di credibilità che resta nella SPD, ma anche nella CDU, agli occhi di milioni di elettrici ed elettori.

CONCLUSIONE

Sono le contraddizioni che esplodono, quando i partiti sono grandi e cercano di essere il più rappresentativi possibile. Di essere grandi partiti popolari: ma la società è cambiata, e anche gli interessi, le aspirazioni e i problemi di elettrici ed elettori. Questo è il nodo. Il punto centrale che dovrebbe riguardare la discussione interna dei partiti tedeschi (ma non solo). Che ancora mantengono una struttura novecentesca, pesante. Ma che è, secondo me, un fattore positivo, l’unico argine alla fluidità scomposta che si vede in movimenti in stile Macron o in partiti conflittuali come AfD o M5S.

I partiti devono trovare se stessi. Riconfigurarsi, ma senza perdere la bussola dei propri valori. Altrimenti elettrici ed elettori non capiranno le differenze, le alternative, e non concederanno più alcuna fiducia. Parola d’ordine: tornare credibili. Poi, tornare meritevoli del supporto delle persone.

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