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Camusso, Cirinnà, Vendola e non solo al Roma Gay Pride. Tutte le foto

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Susanna Camusso
Monica Cirinnà e Esterino Montino
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Monica Cirinnà e Esterino Montino
Nichi Vendola
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Nichi Vendola
Nichi Vendola e Sergio Lo Giudice
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Nichi Vendola e Sergio Lo Giudice
Monica Cirinnà e Nichi Vendola
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Monica Cirinnà e Nichi Vendola
Nichi Vendola
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Nichi Vendola
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Nichi Vendola
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Susanna Camusso
Monica Cirinnà e Esterino Montino
Nichi Vendola
Nichi Vendola e Sergio Lo Giudice
Monica Cirinnà e Nichi Vendola
Nichi Vendola

La ventiquattresima parata del Roma Pride, la marcia che dal 1994 sfila per le vie della Capitale per la rivendicazione dei diritti delle persone lgbtqi (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali), è partita sabato 10 giugno da piazza della Repubblica, per poi snodarsi fino a via dei Fori Imperiali. Tra i carri che hanno animato il pomeriggio del pride a Roma c’erano quello del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, in tema con la campagna di comunicazione di quest`anno, con tutte le volontarie e i volontari che indossano la maglietta con lo slogan “Scopriamoci – Corpi senza confini”; il carro Degender – Communia, in rappresentanza dei collettivi e degli spazi sociali della capitale, del femminismo, del trans femminismo e del mondo queer e il carro Muccassassina, “We are the wonderland”.

Alla manifestazione hanno preso parte anche il segretario generale dalla Cgil Susanna Camusso, Nichi Vendola di Sinistra italiana e Monica Cirinnà, senatrice del Partito democratico.

Ecco come ha Roberto Arduini, speaker radiofonico, ha commentato sul suo profilo Facebook la manifestazione:

Seriamente, che senso ha il gay pride in Italia nel 2017? Ha avuto senso in passato, oggi è anacronistico, puro folklore che sulla strada di una reale integrazione andrebbe addirittura evitato, perché stereoripa un omosessuale piume di struzzo e paillettes che cozza con quell’immagine di normalità di cui tanto si è parlato. Quali sono le rivendicazioni da portare avanti oggi? Le unioni civili hanno sanato un vuoto giuridico, la maternità surrogata (che per me è la nuova frontiera dello schiavismo) viene tollerata da giudici compiacenti che piano piano la stanno trasformando in legge a suon di giurisprudenza. Che cosa si chiede, che cosa si vuole? E non mi parlate di omofobia, perché se l’Italia è un paese omofobo io sono Giucas Casella, fermo restando che l’ignorante che urla ‘a frocio’ può essere sempre all’ordine del giorno, come quello che urla ‘a negro’, ‘a ciccione’, ‘a pelato’, ‘a roscio’ e potrei continuare all’infinito. Il mondo omosessuale la propria battaglia l’ha vinta. Se l’Eta ha riconsegnato le armi, può cessare anche il gay pride. Avrebbe senso in Russia. In Italia non più.

(Foto Stefano Carofei/ImagoEconomica)

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