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Quando Alfano e Renzi erano tutti casa e governo. Le foto (prima della rottura)

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Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
Angelino Alfano, Simone Baldelli, Roberta Pinotti e Matteo Renzi
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Angelino Alfano, Simone Baldelli, Roberta Pinotti e Matteo Renzi
Federica Guidi, Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Federica Guidi, Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Graziano Delrio, Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Angelino Alfano e Matteo Renzi
Matteo Renzi e Angelino Alfano
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Matteo Renzi e Angelino Alfano
Angelino Alfano, Simone Baldelli, Roberta Pinotti e Matteo Renzi
Federica Guidi, Angelino Alfano e Matteo Renzi
Matteo Renzi e Angelino Alfano
Matteo Renzi e Angelino Alfano

Volano gli stracci tra Angelino Alfano e Matteo Renzi, che sulla legge elettorale continuano a inviarsi attacchi pensatissimi. Un botta e risposta ripetuto nel tempo figlio della decisione del segretario del Partito democratico di puntare – in accordo con Silvio Berlusconi e il MoVimento 5 Stelle – sul tanto dibattuto modello tedesco. La nuova legge – che sarà varata entro l’inizio di luglio – prevederà una clausola di sbarramento al 5% per poter partecipare alla ripartizione dei seggi. Tradotto, le forze politiche che non la raggiungeranno rimarranno a bocca asciutta e saranno escluse dal Parlamento.

Questa norma, ovviamente, non è stata accettata di buon grado dall’attuale ministro degli Esteri, che durante il governo di Renzi era stato il titolare del dicastero dell’Interno. Il suo partito – Alternativa Popolare – al momento si barcamena intorno a una soglia più bassa del fatidico 5%. Naturale, dunque, che Alfano e i suoi non l’abbiano presa bene, tanto più dopo tutti questi anni passati stabilmente a Palazzo Chigi con il Pd.

A dare ufficialmente il via allo scontro questo post pubblicato mercoledì scorso su Facebook dall’ex delfino di Berlusconi: “Assistiamo divertiti a queste dichiarazioni sul potere di ricatto e di veto dei ‘piccoli partiti’.
Incredibile. Fin qui i governi li ha fatti cadere solo il Pd, peccato fossero i propri. Enrico Letta, Renzi e adesso vedremo se indurrà anche Gentiloni alle dimissioni oppure lo sfiducerà. In tutti e tre i casi, il segretario del Partito Democratico è sempre lo stesso. Piccoli partiti? Diffidare dei grandi. QUESTA CHIAMASI INSTABILITÀ MA – CARO PD – TU CHIAMALE, SE VUOI, ELEZIONI
“.

Pronta la replica di Renzi: “Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%, è evidente che non possiamo bloccare tutto. E comunque, è un fatto positivo che i piccoli partiti rimangano fuori“. Parole dure a cui Alfano ha risposto ancora: “Il segretario del PD insulta, ma sfugge alla domanda cruciale: fa cadere anche il governo Gentiloni oppure no?‬ La nostra soglia? Con Renzi ne parleremo in Parlamento la prossima legislatura, perché ho l’impressione che ci rivedremo“.

E come se non bastasse ieri gli esponenti di Alternativa Popolare sono andati ancora all’attacco del segretario Pd. “Renzi ha la smania di prendersi la rivincita dalla sconfitta sonora del referendum: è da febbraio che chiede a noi di far fuori Gentiloni. In cambio ci ha detto: la legge elettorale scrivetela voi“, ha attaccato il deputato alfaniano Sergio Pizzolante. “Noi siamo stati leali, Il Pd no. La collaborazione è finita“, ha concluso il leader di Alternativa Popolare che ha però fatto sapere di non voler togliere la fiducia al governo guidato dal suo predecessore alla Farnesina.

Eppure tra Alfano e Renzi le cose non sono sempre andate così: per anni sono stati al governo insieme, l’uno indispensabile all’altro. Ecco quando tra loro non erano ancora volati gli stracci.

(Foto di Imagoeconomica/Riproduzione riservata)

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