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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

La scelta di campo costituente della Commissione Ue

La Commissione europea ha ottenuto più del 60% dei voti di fiducia del Parlamento. Un segnale chiaro che conferma l’esito della consultazione elettorale dello scorso 26 maggio.

Il voto specifico non lascia dubbi: i sì sono stati 461, 157 i contrari, gli astenuti 89. “Sono molto lieta e mi sento onorata da questa maggioranza travolgente”, ha detto la presidente eletta Ursula von der Leyen dopo l’ok dell’Assemblea continentale. L’esecutivo europeo è in assoluto la Commissione con la più consistente presenza femminile della storia della Ue: 12 donne e 15 uomini.

Tra loro c’è l’ex presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni che ha la responsabilità dell’Economia: “Lavoreremo – ha detto appena eletto – fin da subito per favorire la crescita”. Proprio lui, alla vigilia del voto europeo aveva parlato di una scelta di campo da realizzare: “Da una parte – sottolineò a conclusione del suo ultimo libro “La sfida impopulista” – chi vuole ridare sovranità alle piccole patrie, minando le fondamenta stesse della costruzione europea e di quanto ci ha assicurato: pace, Stato sociale, libertà. Dall’altra chi vuole cambiare l’Unione dando più forza e più legittimità per politiche comuni di difesa, migratorie, per il lavoro, i beni comuni e l’educazione europea. Il voto che mercoledì scorso ha legittimato il ruolo della nuova Commissione europea rappresenta una netta scelta di campo a favore della seconda. Insomma, per usare una frase cara a Gentiloni ha prevalso l’Europa dei democratici su quella dei sonnambuli.

È importante che l’Italia, in una fase delicata della sua storia repubblicana, abbia ritrovato la strada maestra in ambito europeo ed internazionale.

La prospettiva europeista significa portare a compimento il processo di integrazione continentale attraverso una reale democrazia sovranazionale. Si tratta di attuare per i cittadini del vecchio continente una vera Patria comune senza sminuire l’identità originaria. Poi, nonostante le difficoltà attuali nel rapporto transatlantico, l’Italia e l’Europa devono riuscire a mantenere il legame storico con gli Stati Uniti basato su valori, ideali, impegni reciproci. Solo così Italia ed Europa possono continuare a contare nel mondo e a recuperare un ruolo primario in Nordafrica, in Medio Oriente e nei Balcani.

Dal punto di vista industriale, inoltre, occorre tener presente che entro il 2022 si prevedono in Europa investimenti per oltre 50 miliardi di euro a favore della digitalizzazione. Ci vogliono più investimenti pubblici, ma soprattutto più risorse investite dai privati. Per realizzare l’azione necessaria di questi ultimi sarebbero necessari un mercato unico Ue dei capitali ed una politica che si assuma la responsabilità di liberare risorse attraverso agevolazioni fiscali e normative.

A più di 62 anni dalla firma dei Trattati di Roma il processo di unificazione europea deve poter contare sui principi fondamentali di quel testo del lontano 1957. Significa riaffermare le priorità dell’economia, della sicurezza, della difesa, dei diritti sociali. È questa la scelta di campo costituente che il lavoro della nuova Commissione europea dovrà realizzare.

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