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Unioni gay e Family Day, che si dice tra i cattolici?

Il ddl Cirinnà sulle unioni civili anima il dibattito politico e fa discutere anche il mondo cattolico. Ecco tutti gli aggiornamenti a partire dalle parole del vertice della Cei (Conferenza episcopale italiana)

LE PAROLE DI ANGELO BAGNASCO

“Nessun’altra istituzione deve assolutamente oscurare la realtà della famiglia con delle situazioni similari” perché “significa veramente compromettere il futuro dell’umano”. E’ quello che ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, circa il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili e sull’ipotesi di adozioni per le coppie omosessuali. A margine della Messa dell’Epifania di ieri, il porporato ha poi aggiunto che “nessun’altra forma di convivenza di nucleo familiare, pur rispettabile, può assolutamente oscurare o indebolire la centralità della famiglia, né sul piano sociologico, né sul piano educativo”. “La Chiesa – ha ricordato il porporato – conferma la propria profonda convinzione verso la famiglia come il grembo della vita umana” e “come la prima fondamentale scuola di vita, di umanita’, di fede di virtù civiche, umane e religiose. Questa – ha concluso – è l’esperienza universale che la Chiesa difende in ogni modo, per amore dell’uomo, della vita e dell’amore”.

CHE COSA SCRIVE IL CORRIERE DELLA SERA

Alla fine il Family Day si farà, almeno così pare. A scriverlo – mostrando una certa sicurezza – è oggi il Corriere della Sera, che parla del “segnale arrivato” da parte dei vescovi e in particolare dal numero uno della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco. Non una manifestazione qualunque, come quella andata in scena a San Giovanni nel giugno scorso, bensì una replica del grande raduno benedetto da Camillo Ruini otto anni fa. I contorni sono tutti da decidere e valutare, anche perché parallelamente si continuerà a seguire l’iter del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili che ogni giorno conosce nuovi aderenti e altrettanti critici. Parte del mondo cattolico guarda a Santa Marta, cioè al Papa, in attesa di un placet pubblico che mai arriverà, anche perché non è costume di Jorge Mario Bergoglio intestarsi marce, sit-in o manifestazioni pubbliche su provvedimenti al vaglio dei parlamenti nazionali (non l’ha fatto neppure quand’era arcivescovo di Buenos Aires).

IL COMMENTO DI CASCIOLI (BUSSOLA QUOTIDIANA) 

A ogni modo, la realtà è fluida e il caos pare per ora dominare sovrano. Sulla Nuova Bussola Quotidiana, quotidiano online che guarda al mondo cattolico conservatore, Riccardo Cascioli puntava il dito ieri contro le manovre del segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, che “come si ricorderà aveva tentato già di bloccare in tutti i modi la manifestazione del 20 giugno, aveva convocato i leader di movimenti e associazioni blandendo e ricattando, aveva fatto fuoco e fiamme contro gli organizzatori, aveva dato anche interviste per sconfessare l’iniziativa a nome dei vescovi italiani (senza averne il titolo)”. Il problema, rileva ancora il direttore della Bussola, è che in piazza alla fine ci andarono in tanti, e Galantino fu costretto a fare di necessità virtù, rivedendo le proprie posizioni e cercando di organizzarsi per la rivincita. Che si sarebbe concretizzata nel cambio della guardia ai vertici degli organismi laici della Cei. Scrive ancora Cascioli: “Cominciando proprio dal Forum delle Famiglie: l’allora presidente del Forum, Francesco Belletti, pur persona leale e obbediente alle gerarchie, evidentemente aveva mal digerito il diktat al Forum di non partecipare alla manifestazione del 20 giugno e nell’occasione aveva pubblicato un comunicato che, pur prendendo le distanze dalle modalità della manifestazione, dava l’impressione di un ‘vorrei ma non posso’. In effetti da quel momento Belletti è scomparso dalla scena, fino al termine del suo mandato e alla nomina del nuovo presidente il 28 novembre scorso.

LE PAROLE DI DE PALO (FORUM FAMIGLIE) E DI MENICHELLI 

Al posto di Belletti è arrivato Gianluigi De Palo, che a Repubblica intervistato da Paolo Rodari ha definito “un fallimento” il Family Day del 2007. Il motivo addotto da De Palo è che non si sarebbe ottenuto il quoziente familiare, tema sul quale ritorna anche un cardinale italiano, l’arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli, intervistato sulla Stampa: “Si avverte il bisogno impellente di intervenire su una materia che riguarda un numero limitato di persone, e si fa poco per aiutare la famiglia”. Pensa, il proporato, “al fatto che non si è mai introdotto il quoziente familiare per un fisco che tenga veramente conto della famiglia e del numero dei figli. Al fatto che ci sono tante situazioni nelle quali è un problema sposarsi e avere figli perché mancano un lavoro minimamente stabile e la casa”.

L’INTERVISTA DI GENTILI 

Che la Conferenza episcopale italiana sia a pieno titolo coinvolta nella partita lo dimostrano anche le parole di don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale familiare all’agenzia Sir. “Dopo aver definito “inammissibile la stepchild adoption”, don Gentili sostiene che “il rischio vero è quello di una legalità che si allontana dalla realtà fatta di famiglie composte da un papà, una mamma e dei figli, che nel nostro Paese non trovano, rispetto ad altri paesi europei, adeguato sostegno”. Il sacerdote, poi, aggiungeva: “Non si capisce perché si debba liquefare ulteriormente il matrimonio”. Dubbi (o estrema prudenza) sul fronte del family day: “Più che creare singoli eventi, che di per sé possono anche essere importanti, questo scenario ci chiede, come insegna Papa Francesco, di avviare e curare un processo che sappia risvegliare nei politici uno sguardo globale sulla realtà”.

LE TESI DI ADINOLFI 

“Pronti a tornare in piazza? Forza, che stavolta pure quelli che ci davano degli “ideologici” faranno inversione a u e diranno che manifestare è bello”. E’ quello che ha scritto su Facebook Mario Adinolfi, direttore del quotidiano La Croce, dopo l’articolo del Corriere della Sera e le parole di Bagnasco. Il giorno prima Adinolfi aveva scritto: “Tutti i mezzi di comunicazione, con rarissime eccezioni, lavorano con tonalità diverse per far capire che la sua approvazione (del ddl Cirinnà, ndr) è auspicabile o per certi versi inevitabile. Non è così, è una bugia. Il ddl Cirinnà si può fermare, anche agevolmente, a patto di compiere sette atti decisivi che facciano leva sulla debolezza intrinseca di un testo ideologico e scritto male, denso di imbrogli: un colossale inganno verso gli italiani che sono genericamente favorevoli alle unioni civili per omosessuali, ma in stragrande maggioranza contrari a assegnare loro i figli”.

CHE COSA SI MUOVE IN PARLAMENTO

“Angelino Alfano e i suoi – scrive oggi Il Sole 24 Ore – sono contrari alla stepchild adoption, ossia alla possibilità di adozione del figlio naturale del compagno all’interno della coppia gay. Ma sono contrari anche ad altre soluzioni avanzate in queste ore da alcuni cattolici del Pd più sensibili al richiamo della Chiesa, come ad esempio la soluzione dell’affido rafforzato. Un no su tutta la linea contro il tema adozione, dunque, che per il leader centrista ha una valenza tutta politica”.

LA POSIZIONE DI ALFANO

Alfano, si legge sempre sul Sole, non è interessato a nessuna mediazione, dunque, ma neanche a innescare una crisi di governo. Secondo il quotidiano diretto da Roberto Napoletano il ministro dell’Interno e leader di Ncd “lanciando il referendum abrogativo pianta una bandiera di distinzione dal Pd che gli sarà utile elettoralmente. Meglio, dunque, far passare la legge così com’è, con tutta la stepchild adoption, per poi intestarsi la battaglia la battaglia referendaria di fronte a un elettorato moderato e cattolico sensibile al tema”. Su temi come l’utero in affitto, non previsti nel programma di Governo, lo stesso Pd potrebbe ammettere il dissenso “di coscienza”, mentre Alfano arriva a chiedere la pena carceraria.

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