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Henrique Capriles Radonski, chi è (e cosa pensa) il leader dell’opposizione in Venezuela

Henrique Capriles Radonski - Facebook

Henrique Capriles Radonski è uno dei volti più noti dell’opposizione venezuelana. Da sempre. La sua voce contro abusi ed errori del governo di Hugo Chávez si sente dai primi anni del 2000, quando era un giovane deputato del partito Primero Justicia all’Assemblea nazionale. Ha perso due elezioni presidenziali, la prima contro Chávez nel 2012 e la seconda con una differenza dell’1% dei voti contro Nicolás Maduro nel 2013.

LA STRADA DEL REFERENDUM

Capriles è uno dei promotori principali del referendum revocatorio. In tour perenne dal 2014, da quasi un anno gira il Venezuela per spiegare il perché solo attraverso la via democratica sarà possibile allontanare il chavismo dal potere e fare ripartire l’economia del Paese.

In un’intervista pubblicata oggi dal Corriere della sera, Capriles non ha voluto confermare se si presenterà in una nuova tornata elettorale: “Il mio candidato è il referendum. Non si possono avere aspirazioni individuali al di sopra delle necessità del popolo. Dobbiamo uscire democraticamente, con la forza del voto, da questa crisi. Se non cambiamo questo sistema perderemo il Venezuela”.

STRATEGIA DEMOCRATICA

Sono note le divergenze, in quanto a obiettivi e strategie, con altre figure dell’opposizione venezuelana. Capriles, per esempio, si è tenuto alla larga da proteste spontanee in piazza, dopo numerosi episodi di violenza e la morte di molti manifestanti. Leopoldo López, il leader condannato a 13 anni, 9 mesi, 7 giorni e 12 ore di carcere per terrorismo e tradimento alla patria, era invece animatore di queste proteste (qui il ritratto di Formiche.net).

NOME STRANIERO, SPIRITO CITTADINO

L’ex ministro e direttore del quotidiano Tal Cual, Teodoro Petkoff, ha sempre consigliato a Capriles di togliersi il secondo cognome, Radonski. Affrontare il populismo e il linguaggio popolare del chavismo è molto difficile per un ragazzo giovane, bianco, istruito e, in più, con un cognome come Radonski, che gli dà un’aura borghese e straniera. Ma Capriles non rinnega le sue origini e chi lo conosce sostiene che ha sempre mantenuto il contatto diretto con i cittadini. È cattolico malgrado sua madre sia un’ebrea russo polacca e il padre un ebreo sefardita. I suoi nonni materni fuggirono in Venezuela negli anni ‘30, ma i bisnonni rimasti in Europa morirono nel lager di Treblinka.

STUDI E PASSIONE POLITICA 

Classe 1972, Capriles è avvocato ed economista, specializzato in materia tributaria. A 20 anni ha mosso i suoi primi passi in politica, fondando il partito Primero Justicia. Ha studiato ad Amsterdam, New York e anche a Viterbo. Eletto deputato per la prima volta a 26 anni, è stato il più giovane presidente della Camera dei deputati nel 1998. È sostenitore della democrazia di stampo occidentale, contrapposta alla rivoluzione bolivarista, e come sindaco del municipio Baruta di Caracas è stato riconfermato per un secondo mandato con il 70% dei voti. Le sue iniziative sociali e culturali hanno conquistato gli elettori delle favelas.

Nel 2008 ha ottenuto il successo politico più grande, l’elezione a governatore dello stato di Miranda (che comprende parte dell’area urbana di Caracas), sconfiggendo Diosdado Cabello, uno dei militari più leali al presidente Chávez dagli anni ‘90.

FORMULA DEL SUCCESSO 

Tra i successi di Capriles nella gestione della regione Miranda c’è la riduzione degli omicidi dell’80%. Secondo lui, la criminalità è il male principale del Venezuela (nel 2015 sono morti 27.875; nel 2014: 24.980 omicidi) e si può sconfiggere soltanto con l’istruzione, la lotta contro la corruzione, il risanamento dei corpi di sicurezza e la guerra contro l’impunità. In Venezuela, 97 omicidi su 100 rimangono senza condanna.

Capriles è consapevole che non tutto quello che ha fatto il chavismo è da azzerare. Alla domanda della giornalista del Corriere “non c’è proprio nulla da salvare nel ‘chavismo’?”, ha evaso rispondendo “noi venezuelani vogliamo solo salvare il Venezuela” . Ma quando è stato candidato alla presidenza, aveva detto di voler “ridimensionare i sussidi dello Stato paternalista”. Non annullarli, ma strutturarli in un modo meno ideologico-partitista. Secondo lui, l’impiego e l’istruzione di qualità possono offrire uno sviluppo soddisfacente all’individuo e in questo modo si può combattere meglio la povertà e la criminalità. La formula per salvare il Paese dalla crisi economica e sociale è scommettere sulla crescita economica del Venezuela, indipendente dalla fonte petrolifera.

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