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Mps, il ciuffo di de Bortoli sul Corriere sballotta Padoan, Renzi, Grilli e Carrai

Ferruccio de Bortoli

Da tempo su Formiche.net si auspicavano informazioni e dettagli certi su come e perché il vertice del Monte dei Paschi di Siena fosse stato rottamato. Le ricostruzioni giornalistiche, basate anche su indiscrezioni e non solo sui comunicati stampa, così come l’audizione in Parlamento sul tema da parte del ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, non avevano del tutto fugato zone d’ombra e interrogativi sul siluramento prima dell’ad, Fabrizio Viola, sostituito da Marco Morelli, e poi dalle dimissioni del presidente Massimo Tononi.

Ma ora arriva da un editoriale del Corriere della Sera la ricostruzione più dettagliata di cosa sia davvero successo ai vertici dell’istituto di credito alle prese con una delicata e controversa operazione di salvataggio e rilancio gestita per conto di Mps da parte di Jp Morgan e di Mediobanca.

Ecco quello che scrive l’ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli nell’editoriale odierno del quotidiano Rcs diretto da Luciano Fontana:

“È il 7 settembre. Il ministro dell’Economia Padoan, su incarico di Renzi, chiama il presidente Massimo Tononi, per dirgli «da ambasciatore» di licenziare l’amministratore delegato Fabrizio Viola. Il Tesoro ha solo il 4 per cento della banca quotata in Borsa. Tononi non gradisce la procedura irrituale e qualche giorno dopo si dimetterà. Fa presenti le difficoltà di trovare – nelle condizioni particolari in cui versa la banca che pure oggi guadagna – un sostituto. Il ministro gli dice che il nome c’è già. E’ Marco Morelli, professionista molto apprezzato ma con un passato nell’istituto senese”.

“Gli organi societari, in questa circostanza, sono ridotti a soprammobili. Gli altri azionisti non contano nulla”, nota de Bortoli. Non solo, dice l’ex direttore del Corriere della Sera: “L’incarico al cacciatore di teste, una finta”, riferendosi senza menzionarla alla società Egon Zehnder.

L’operazione è il frutto di un accordo, aggiunge de Bortoli: “La forzatura è figlia di un accordo tra il governo e la banca americana Jp Morgan del quale non sappiamo nulla. Renzi incontra a pranzo a Palazzo Chigi il numero uno Jamie Dimon su sollecitazione di Claudio Costamagna, presente l’ex ministro Vittorio Grilli, oggi in Jp Morgan. Una delle più grandi banche d’investimento mondiali promette di impegnarsi nell’aumento di capitale di Siena, nella concessione di un finanziamento ponte (bridge financing) finalizzato alla successiva cartolarizzazione dei crediti in sofferenza (non performing loans). Agli americani Viola non piace, preferiscono Morelli che ha lavorato con loro. La Bce non gradisce la sostituzione. L’amministratore delegato uscente, peraltro, aveva appreso della sua sostituzione da un sms scrittogli da Marco Carrai, non si sa a quale titolo interessato alla vicenda”.

Cosa dirà il Tesoro? Silenzio-assenso alla versione dell’editoriale del Corriere della Sera? Vedremo.

(VITTORIO GRILLI (PUNTO DA DE BORTOLI) VISTO DA PIZZI. LE FOTO)

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