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Mire e strategie di Pechino sul gas

Quali sono le mire e le strategie di Pechino sulle nuove frontiere del gas? Dopo il risultato raggiunto lo scorso anno sullo shale gas, la Cina diventa il terzo produttore al mondo preceduta da Stati Uniti e Canada, fornendo una produzione di 7,88 miliardi di metri cubi (dati 2016). Il giacimento di Fuling, che si trova allocato nel comune sud-occidentale cinese di Chongqing, presenta infatti una riserva di 600,8 miliardi di metri cubi, il secondo più grande al mondo dopo gli Usa. Pechino punta così ad aumentare la sua produzione annua di gas fino a 10 miliardi di metri cubi già entro la fine di quest’anno, con già pronte le “mappe” per aggredire il mercato entro il 2020.

STRATEGIE

I numeri presentano anche un sensibile miglioramento del 76,3% rispetto al 2015: un vero e proprio record a cui si somma il miliardo e tre fatto segnare alla voce investimenti nell’esplorazione di gas. Nel prossimo futuro (quindi entro pochissimo, stando alla consuetudine cinese) è allo studio del governo la costruzione di due basi logistiche per irrobustire questo primato: una nella città sud-occidentale di Zunyi nella provincia di Guizhou e l’altra nella città di Yichang, nella provincia di Hubei per una progettazione dal costo di 193 milioni di dollari. La fase preliminare è già stata conclusa lo scorso 18 agosto e a realizzare i due impianti sarà la Guizhou Industry Investment.

Si tratta di una realtà imprenditoriale che produce e fornisce energia elettrica in Cina, gestisce centrali elettriche a carbone offrendo una serie di servizi tecnici collegati. La società è anche coinvolta nella gestione di fondi azionari oltre ad essere presente attivamente nei settori del turismo e dello sviluppo urbano legato alle costruzioni.

Il risultato è figlio di una strategia precisa: infatti nel 2011 il Consiglio di Stato della Cina aveva classificato il gas shale come la risorsa mineraria del futuro, anche se, per fare un paragone, gli Stati Uniti hanno iniziato a esplorare questo gas dagli anni ’80. Pechino tra l’altro ha già annunciato in una serie di report ufficiali come intende incrementare le riserve fino a raggiungere la cifra di 1,5 trilioni di metri cubi entro il 2020. Ciò comporterebbe un maxi investimento non solo nella tecnologia per le analisi e l’estrazione ma anche relativamente alle infrastrutture che dovranno supportare questa azione.

L’interesse per il settore rientra nell’ambito del 13mo piano quinquennale (2016-20) del gas naturale che il Ministero dell’Energia di Pechino ha contemplato, anche spinto dalla percentuale di gas naturale nel mix di consumo energetico complessivo, che salirà al 10% entro il 2020 (era al 5,9% nel 2015). Secondo il ministero, al momento, le azioni di esplorazione legate a petrolio e gas coprono una vastissima area di 500.000 chilometri quadrati localizzata nel nord del paese, senza contare le nuove aree individuate recentemente su cui si sta sviluppando una nuova fase della strategia governativa.

QUI TAIYUAN

E’ di poche settimane fa la scoperta nella provincia dello Shanxi di un nuovo giacimento con una riserva stimata di 545,6 miliardi di metri cubi. Shanxi è già un importante produttore di carbone e ha la seconda riserva di carbone più grande nel paese. Tra l’altro l’area della scoperta confina con tre regioni significative, come Yushe, Zuoquan e Wuxiang che dal 2006 recitano un ruolo primario nello scacchiere nazionale degli idrocarburi. L’azione esplorativa era però iniziata nel 2015 e i frutti colti oggi, secondo quanto dichiarato alla stampa da Zhou Jipeng, vice direttore del dipartimento provinciale del territorio e delle risorse, sono di circa 241,5 miliardi di metri cubi di gas a carbone e 304,1 miliardi di metri cubi di gas di scisto. Numeri incoraggianti che si intrecciano con le intenzioni governative di accelerare l’esplorazione del settore gas da un lato, e alimentare la sua economia con energia più pulita per ridurre l’inquinamento dall’altro.

Secondo le stime del governo, a seguito dei lavori svolti dalla Commissione nazionale per lo sviluppo, la rete nazionale (petrolifera e del gas) dovrà raggiungere i 240.000 chilometri entro il 2025, con tubazioni di gas naturale che toccano i 123.000 chilometri. Ma con 112.000 chilometri di oleodotti e gasdotti presenti al momento nel Paese, è stato calcolato che la Cina dovrà necessariamente costruire altri 128.000 chilometri di gasdotti nei prossimi anni per non accusare un oggettivo deficit infrastrutturale.

Uno scenario generale che viene impreziosito dalla cosiddetta Linea D, la pipeline da 1000 chilometri che parte dal Turkmenistan, passando per Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan costruita dalla China National Petroleum Corporation. Obiettivo, portare fino a 30 miliardi di metri cubi di gas ogni anno attraverso la sezione di 410 chilometri che dovrebbe vedere la luce entro il 2019.

twitter@FDepalo

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