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Che cosa chiede la Turchia a Ue e Nato sul gas

Il ministro degli Esteri Cavusoglu è atteso a Bruxelles: a Michel e a von der Leyen farà pesare il tema dell’immigrazione e della Libia per ottenere qualcosa sul dossier energetico? Il ruolo della Nato e l’ombra Usa

Si sta aprendo una nuova trattativa (non è la prima volta) tra Ankara e Bruxelles? Sul tavolo della due giorni di incontri che il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu terrà con i presidenti del Consiglio europeo Charles Michel e della Commissione Ursula von der Leyen (attesi fra sette giorni in Turchia per incontrare il presidente Recep Tayyip Erdogan) e con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, una serie di questioni accomunate da un fattore: il nuovo ruolo della Turchia come super player su Libia, dossier energetico e geopolitica post accordi Abrahams.

QUALI RELAZIONI?

Allargamento, gas, geopolitica e relazioni post Brexit: ce n’è abbastanza per immaginare che la tappa di domani sia solo l’anticamera ad un più ampio confronto che proseguirà fisicamente non solo la prossima settimana, ma che toccherà inevitabilmente anche il settore finanziario e quello della difesa. Il ciclo di incontri giunge in un momento cruciale delle relazioni fra Bruxelles e Ankara, dal momento che Erdogan è stretto da un lato dai possibili colloqui esplorativi con la Grecia sulle sue pretese nel Mediterraneo orientale, in contrasto con la Convenzione di Montego Bay che la Turchia disconosce, e dall’altro con le nuove policies Usa targate Biden che impatteranno sulle questioni aperte: il riferimento è al sistema russo S-400 acquistato dalla Turchia e anche alla nuova centrale nucleare nel paese costruita dai russi.

NATO & USA

Erdogan ha già ricevuto da Washington un primo segnale esplicito: il neo Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha precisato che le azioni della Turchia in qualità di alleato della Nato sono state “inaccettabili”, riferendosi al suo acquisto di missili dalla Russia. La tesi spiegata da Blinken in audizione al Senato è che la nuova amministrazione “vedrà se è necessario fare di più” per quanto riguarda le sanzioni Caatsa che sono state imposte alla Turchia nel dicembre scorso dal Dipartimento di Stato.

“L’idea che un nostro partner strategico sia effettivamente in linea con uno dei nostri maggiori concorrenti strategici in Russia è inaccettabile”, ha detto. A dargli manforte il senatore Bob Menendez, che ha messo l’accento sulle azioni “destabilizzanti” della Turchia nell’intera macroregione come in Siria, nella zona economica esclusiva di Cipro, in Libia e in Nagorno-Karabakh. Il senatore ha aggiunto che la Turchia sta anche incarcerando più avvocati e giornalisti di qualsiasi altro Paese.

ERDOGAN

Non ci serve il sì di Biden per acquistare altri S-400. Lo ha detto Erdogan nei giorni immediatamente precedenti all’insediamento del nuovo presidente, contribuendo ad aumentare la tensione sulla questione. In qualità di membro della NATO, è la vulgata che circola nel governo di Ankara, la Turchia non può accettare alcun incentivo da altri paesi membri, aggiungendo che i colloqui per l’acquisto di un secondo lotto di S-400 con la Russia sono in continuo progresso.

Ma non è tutto, perché se in apparenza apre ad un tavolo diplomatico con Atene sulle acque nel Mediterraneo orientale, in sostanza non mostra di voler fare marcia indietro sulle sue richieste: riscrivere il Trattato di Losanna che delimitò le isole (e quindi le acque sotto cui c’è copioso il gas) dopo il primo conflitto mondiale.

La replica di Atene è giunta a stretto giro: “Finiscono le sfide, iniziano i colloqui”, ha detto il Primo ministro Kyriakos Mitsotakis, chiarendo che la Grecia (che a maggio avrà i primi sei Rafale francesi) si avvicina ai contatti esplorativi con la Turchia con speranza e ottimismo ma anche zero ingenuità riguardo al bilinguismo e all’atteggiamento del vicino. Ovvero fermare le provocazioni turche all’interno della Zee greca e riavviare la contatti esplorativi da dove si erano interrotti nel 2016 “sotto la responsabilità di Ankara, per l’unica questione della delimitazione delle zone marittime dell’Egeo e del Mediterraneo orientale, alla luce del diritto internazionale”. Oggi l’ultima provocazione nell’Egeo: due F-16 turchi hanno sconfinato nei cieli ellenici sorvolando l’isola di Panagia e l’isola di Oinousses a 25.000 piedi, messi in fuga dai Mirage greci.

IL RUOLO DI BORRELL

Certo gli incontri greco-turchi, stimolati più volte lo scorso anno da Berlino, saranno meri passaggi informali e non vincolanti, anche se in prospettiva si apre la possibilità di sanzioni dell’Ue contro la Turchia. In questa fase un ruolo significativo potrebbe averlo il commissario Ue agli esteri Joseph Borrell che redigerà un report ad hoc in vista del vertice di marzo, a cui ovviamente le parti giungeranno dopo aver “sentito” anche gli Stati Uniti. In quelle pagine potrebbe o stimolare apertamente le parti ad una vera svolta, provando a ridimensionare le velleità di Ankara nel Mediterraneo, oppure proseguire nello status quo, con un occhio rivolto anche ai nuovi equilibri nati attorno all’energia.

Ufficialmente nessuno ancora ne parla, ma a Michel e a von der Leyen il ministro turco potrebbe far pesare nuovamente il tema dell’immigrazione (dopo l’accordo miliardario del 2016) e della Libia (dove Erdogan grazie anche ai suoi droni è ormai un player primario) per ottenere qualcosa sul dossier energetico.

twitter@FDepalo

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