Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche

Davvero a Washington qualcuno tifa per la stretta Ue su Big Tech?

Secondo Ben Scott, ex consigliere di Hillary Clinton, il presidente Biden vorrebbe tassare le Big Tech ma la polarizzazione politica non lo permette. Così, dice l’esperto, negli Usa si tifa per il Digital Services Act europeo. Funzionerà?

“È tempo che l’Europa sia sovrana in ambito digitale”. È quanto hanno scritto la cancelliera tedesca Angela Merkel e i primi ministro danese Mette Frederiksen, finlandese Sanna Marin ed estone Kaja Kallas in una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Le quattro leader hanno fatto appello a una “forte relazione transatlantica”. Tradotto: il presidente statunitense Joe Biden è l’interlocutore giusto per parlare di regolamentazione delle Big Tech. 

E, come raccontato ieri su Formiche.net, questa lettera ha anche un obiettivo politico: pare che von der Leyen abbia concordato con Merkel la lettera, così da ottenere un’investitura formale da parte di quattro paesi membri. Per trattare con gli Stati Uniti e i giganti della Silicon Valley, “costruendo una solida relazione transatlantica” ma sottolineando il fatto del fatto che l’Europa non intende più lasciare che i dati dei suoi cittadini vengano custoditi altrove.

Sempre Politico, testata tra le più lette nella “bolla di Bruxelles”, hai affrontato il tema con Ben Scott, direttore di Reset, società che si occupa di democrazia digitale, e già consulente di Hillary Clinton. Secondo Scott “Biden vuole davvero legiferare, ma ci sono altre priorità e la politica statunitense è paralizzata alla polarizzazione”. Il riferimento è alle ambiguità del Partito repubblicano nel prendere le distanze da QAnon, “uno dei sintomi della malattie che la regolamentazione dovrebbe aiutare a curare”.

Così, a Washington “molti sperano che l’Unione europea possa risolvere i problemi per l’America”. Come? Attraverso il Digital Services Act proposto dalla Commissione europea. Visti gli ingenti costi per le Big Tech, “l’Unione europea potrebbe quindi innescare un effetto a cascata, con le piattaforme che adattano il loro modello di business non solo in Europa, ma ovunque”, ha spiegato Scott.

Ma forse, come spiegava su queste pagine Carlo Stagnaro, direttore dell’Osservatorio sull’economia digitale dell’Istituto Bruno Leoni, è ancora troppo presto per gli europei per festeggiare il cambio di rotta americano.

Exit mobile version