Il 28 marzo 1941 Virginia Woolf decise di porre fine alla sua vita. Da quel giorno sono passati 80 anni e la sua opera e la sua esistenza sono ancora vivi, con dibattiti aperti sull’emancipazione femminile e il ruolo della donna nella società. Formiche.net per l’occasione ne ha parlato con Elisabetta Bricca, autrice di “Cercando Virginia” (Garzanti), per la quale la grande scrittrice britannica è stata fonte d’ispirazione
Nacque da una famiglia agiata Virginia Woolf, da una di quelle famiglie inglesi di intellettuali dell’epoca vittoriana che godevano di una posizione privilegiata. Non le fu permesso di andare all’Università, il padre le concesse di leggere i libri della loro biblioteca, ma non di proseguire gli studi come avrebbe voluto. Alle donne era riservato un ruolo subalterno rispetto agli uomini, e l’opera della grande scrittrice, di cui ricorrono oggi 80 anni dalla morte – volontaria – è costellata di interesse proprio per quel ruolo ricercato e ambito della figura femminile nella società.
Sono passati 80 anni dalla scelta di Virginia Woolf di porre fine alla sua vita. Ma la sua letteratura è ancora viva, tanto da aver ispirato il suo ultimo libro, Cercando Virginia.
Amo Virginia Woolf come essere umano e come scrittrice. Il suo sguardo sul mondo, la genialità che la contraddistingueva, la costante ricerca e analisi delle sfumature dell’animo umano, la tensione alla perfezione, la sensibilità, l’ironia, la cultura e l’amore per la vita sono aspetti che la rendono ancora attuale e di certo indimenticabile. Dunque, fonte d’ispirazione per me che ho voluto omaggiare in un’opera di narrativa non solo il suo genio letterario ma anche il suo messaggio.
All’epoca di Woolf la vita di una donna, seppur privilegiata, era comunque dura, come lei stessa scrive nel suo romanzo, ambientato negli anni Settanta, tratteggiando il personaggio della signora Dalloway.
Sì, lo era. Certo si erano fatti passi avanti rispetto al passato, ma una donna ancora si trovava nelle condizioni di dover lottare per diritti fondamentali come quello allo studio o il diritto alla libertà di pensiero e azione. La mia signora Dalloway è stata una di quelle donne controcorrente che ha pagato caro il prezzo della propria ribellione con la solitudine.
Si sofferma anche su chi non ha alcun privilegio, ma anzi deve lottare tutti i giorni contro la discriminazione di genere. Penso naturalmente ad Emma, la protagonista del suo libro.
Ma ancora oggi noi donne ci troviamo a lottare tutti i giorni contro le discriminazioni di genere. Siamo ancora lontane da una reale parità soprattutto in ambito professionale. Emma è la voce di tutte quelle donne che sono dovute rimanere in silenzio. È lo strappo delle convenzioni, dei ruoli socialmente imposti. È la cocciuta rivendicazione della libertà di espressione e movimento in quanto donna ed essere umano.
L’indipendenza di una donna quindi passa anche e soprattutto dalla conoscenza e dal sapere. Questo ci rende libere diceva in sostanza la Woolf.
La libertà di pensiero spinge alla non accettazione e a voler agire, l’indipendenza economica consente di avere alternative e poter scegliere.
Il suo romanzo parla anche di una solidarietà fra donne molto intensa. Un po’ come quel rapporto fortissimo di Virginia con la sorella Vanessa. Quanto ancora oggi si può fare su questo?
Esempio, educazione, dialogo e collaborazione possono ancora fare la differenza.
Se dovesse pensare a uno scritto da consigliare ai più giovani per avvicinarsi a Virginia Woolf, di quelli da lei citati nel suo romanzo, quale direbbe?
Sicuramente “Una stanza tutta per sé”. Si dovrebbe far leggere in tutte le scuole sia alle ragazze, sia ai ragazzi.
Anche il prossimo suo romanzo sarà ispirato a una nuova figura femminile forte, oppure cambierà completamente tema?
Parlerà di un gruppo di donne forti, testarde, creative e delle loro imprese. E sarà un romanzo storico.