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Patriot greci a Riad. Perché conta per il Mediterraneo allargato

Di Stefano Pioppi e Emanuele Rossi

Atene spedirà Patriot in Arabia Saudita. La Grecia difenderà le infrastrutture energetiche del Regno dagli attacchi aerei, e sale uno scalino nel sistema di sicurezza multilaterale dell’area del Mediterraneo allargato

La Grecia fornirà missili Patriot per rinforzare la contraerea dell’Arabia Saudita, recentemente martellata da attacchi missilistici e con droni condotti dai ribelli yemeniti Houthi. La fornitura greca era attesa da tempo, e arriva come  parte di un accordo con cui i due Paesi hanno deciso di espandere la cooperazione militare.

L’accordo, spiegano diplomatici greci, è stato preparato per essere firmato mentre il ministro degli Esteri greco, Nikos Dendias, e quello della Difesa, Nikos Panagiotopoulos, si sono incontrati con il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, Faisal bin Farhain, a Riad (ieri, martedì 20 aprile).

Secondo la stampa ellenica, l’accordo siglato prevede che sia l’Arabia Saudita a coprire i costi di trasporto e operatività del sistema in arrivo dalla Grecia, nonché il suo aggiornamento alla versione più recente (PAC-3), potenziata in velocità e range contro missili balistici tattici, da crociera e velivoli. Nel Regno dovrebbe trasferirsi il personale militare greco per l’assistenza tecnica (si parla di almeno 40 unità).

Già a gennaio, si parlava di esercitazioni congiunte tra le aeronautiche militari di Grecia e Arabia Saudita, con tanto di F-15 del Regno verso la baia di Souda, a Creta, dove si trova anche una base americana (movimenti che la Turchia definiva una “minaccia”). Poi, a marzo, gli F-15 sauditi sono effettivamente arrivati in Grecia, nell’ambito di manovre più ampie per l’esercitazione “Eye of Falcon 1”.

Il sistema Patriot verrà utilizzato per proteggere le strutture energetiche critiche, finite più volte sotto gli attacchi degli Houthi — il più grosso dei quali, a settembre 2019, aveva alterato l’intero mercato petrolifero globale (visto che aveva colpito due impianti e bloccato per metà le produzioni saudite). Attacchi contro cui Atene ha sempre preso posizione a difesa di Riad.

Se questo è il contesto stretto, con i sauditi che hanno l’esigenza di aumentare la protezione contro le minacce dal cielo, allargando lo sguardo di carne al fuoco ce n’è molta. La Grecia ha recentemente firmato un accordo di cooperazione militare con Israele (vale 1,37 miliardi di euro e ruota intorno a dieci M-346, gli avanzati addestratori di Leonardo scelti da Atene, che Tel Aviv fornirà insieme a servizi ventennali per una scuola di volo). Gli Stati Uniti hanno deciso che useranno l’Iron Dome israeliano per proteggere le proprie basi nel regno saudita.

La Grecia è in contatto stretto con Washington per l’acquisizione dei cacciai F-35, commessa che porterebbe Atene su un livello superiore di partnership con gli americani. I greci si addestrano costantemente con gli Emirati Arabi. E su tutto, queste attività fanno da bilanciamento all’avventurismo turco, che nel Mediterraneo è giocato in competizione con gli interessi ellenici. Dendias è arrivato a Riad dopo essere passato dal Cairo, mentre l’Egitto sta riaprendo i contatti con la Turchia. Tutti questi movimenti sono parte del sistema di pesi e contrappesi per mantenere in equilibrio un generale processo di stabilizzazione tattica che riguarda l’area strategica del Mediterraneo allargato.

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