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Nigeria, la morte del sacerdote e la guerra per il dio denaro. Parla padre Albanese

Dopo la notizia della presunta morte del leader di Boko Haram in Nigeria, Abubakar Shekau, arriva quella dell’uccisione di don Alphonsus Yadhim Bello, parroco trentenne della parrocchia cattolica di San Vincenzo Ferrer a Malunfashi, nello Stato di Katsina, a nord del Paese. “Le guerre si fanno per il dio denaro, e c’è tanta umanità indolente che viene immolata sull’altare dell’egoismo umano”. Conversazione di Formiche.net con padre Giulio Albanese, missionario comboniano e profondo conoscitore della realtà nigeriana

Soltanto poche ore prima i giornali avevano battuto all’unisono la notizia della presunta morte del leader di Boko Haram in Nigeria, Abubakar Shekau, che secondo l’intelligence nigeriana avrebbe cercato di suicidarsi dopo essere stato attaccato dalla fazione dei terroristi legata all’Isis. Stamattina, però, a finire all’attenzione dei media occidentali è un altro dramma, l’ennesima uccisione di un sacerdote cristiano, don Alphonsus Yadhim Bello, parroco trentenne della parrocchia cattolica di San Vincenzo Ferrer a Malunfashi, nello Stato di Katsina, a nord del Paese. Nella serata precedente la parrocchia è stata assaltata da un gruppo armato ancora sconosciuto, e durante l’attacco don Alphonsus è stato sequestrato insieme a don Joe Keke, ultrasettantenne, il precedente parroco. In mattinata, il corpo del giovane sacerdote è stato ritrovato senza vita, nel terreno vicino alla Catechetical Training School di Malunfashi. Dell’altro sacerdote, invece, non ci sono ancora notizie.

La vicenda è stata denunciata dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre, che ha così rinnovato il suo appello alle istituzioni nigeriane e al governo del presidente Muhammadu Buhari, di garantire la sicurezza dei cristiani impegnati nel Paese per il bene comune e della popolazione. Che le due vicende siano collegate non è possibile affermarlo, perché gli autori dell’omicidio non sono stati ancora identificati, e potrebbe essere chiunque. Di fatto, però, resta l’amaro per l’ennesima notizia che arriva da un Paese tanto martoriato, come la Nigeria, quanto complesso, per i numerosi fattori che la caratterizzano: ricchezza, posizione geografica, risorse energetiche, popolosità.

IL COMMENTO DI PADRE GIULIO ALBANESE E I NUMERI DEL TERRORISMO NIGERIANO

“Cosa posso dirle? Dal mio punto di vista si tratta dell’ennesimo rapimento, e dell’ennesimo omicidio, che si aggiunge alla lunga lista di sequestri e omicidi in un Paese in cui l’insicurezza provocata da bande criminali, dalle razzie dei pastori Fulani e dai terroristi dei Boko Haram regna sovrana”, commenta affranto padre Giulio Albanese, missionario comboniano, giornalista, scrittore, profondo conoscitore dell’Africa e una delle voci senza dubbio più autorevoli quando si parla della sofferenza in Africa, delle povertà dimenticate, dei drammi occultati sotto il tappeto delle logiche di potere e di interessi contrapposti. “I vescovi nigeriani insieme alle autorità delle altre Chiese cristiane hanno più volte denunciato questa situazione, chiamando in causa le istituzioni nigeriane…”, ci spiega il sacerdote conversando con Formiche.net.

“Sono scenari estremamente complessi, e non parliamo di guerra di religione, altrimenti non abbiamo capito nulla. In Nigeria Boko Haram, ammesso che siano loro gli autori del delitto, numericamente parlando, dal 2009, ha ucciso più musulmani che cristiani. Anche perché nel nord della Nigeria la stragrande maggioranza della popolazione è di fede musulmana”. I numeri del terrorismo nel Paese sono tristemente noti, e parlano di un vero e proprio genocidio in atto ormai da tempo. Quarantamila morti in dieci anni di guerriglia, 2.200 cristiani uccisi solo nel 2020, di cui 20 missionari. Otto di questi erano sacerdoti. Senza contare i due milioni di sfollati, costretti a lasciare le loro abitazioni per via dei combattimenti che nel tempo si sono estesi anche ai Paesi limitrofi, come Ciad, Camerun, Niger.

BOKO HARAM ATTACCA I CRISTIANI PERCHÉ CONOSCE LA RISONANZA MEDIATICA DI QUESTI GESTI

“Boko Haram si oppone a chiunque osteggi il loro delirio di onnipotenza. Quando vogliono bucare lo schermo colpiscono target cattolici e cristiani, che siano oratori o scuole cattoliche, perché sanno molto bene che quel tipo di attacco ha una risonanza a livello internazionale. Bucano lo schermo, non so se riesco a spiegarmi”. In questa fattispecie, però, rimarca più volte Albanese, non sappiamo chi è stato. “Potrebbero essere stati anche i pastori Fulani, musulmani molto violenti che vengono dal nord in cerca di pascoli. In Nigeria si muore, a volte, perché ti vogliono rubare un paio di scarpe. Purtroppo c’è una esclusione sociale che grida vendetta al cospetto di Dio. Il fatto che entrino briganti e ammazzino qualcuno per rubare, o sequestrino qualcuno per chiedere un riscatto, è purtroppo diventata una prassi. Tanto è vero che la Conferenza episcopale nigeriana aveva addirittura vietato il pagamento di riscatti”.

Di casi mediaticamente eclatanti, negli ultimi anni, ce ne sono infatti stati e come. Basti pensare all’uccisione del seminarista nigeriano 18enne Michael Nnadi, rapito nel seminario del Buon pastore a Kaduna lo scorso 8 gennaio. Il suo aguzzino, dopo l’arresto, ha confessato che il giovane aveva “un coraggio eccezionale”, perché anche dopo il rapimento “continuava a pregare e ad annunciare il Vangelo”. Oppure a Leah Sharibu, giovane cristiana di 16 anni rapita dal villaggio di Dapchi il 19 febbraio 2018, quando ne aveva appena 14, insieme ad altre 110 ragazze, di cui cinque morte durante il viaggio. Di queste, Leah è l’unica che non è stata liberata perché, in quanto cristiana, si è rifiutata di convertirsi all’islam. Oggi si dice che Leah sarebbe stata costretta a sposare un terrorista di Boko Haram. Attenti però, dice padre Albanese, a fare del dramma nigeriano una guerra di religione, perché si rischia solamente di fare il gioco dei terroristi.

IL RISCATTO DELL’AFRICA? LE AGENZIA DI RATING HANNO APPENA DECLASSATO LE MIGLIORI ECONOMIE AFRICANE

“Bisogna essere chiari e stare attenti, altrimenti finisce che facciamo le crociate. Boko Haram è un’organizzazione criminale di matrice islamista che sta seminando morte e distruzione. Fanno fuori chiunque si opponga al loro delirio di onnipotenza. Hanno colpito in questi anni anche obiettivi cristiani, con l’intento dichiarato di avere visibilità a livello internazionale. Se fanno un attentato in una Moschea, nessun giornale occidentale lo riprende. Ma se colpiscono un target cristiano, c’è subito una risonanza, perché è un affronto all’Occidente”. La realtà, su cui il sacerdote invita a porre attenzione, è che “sta soffrendo la società civile, perché il governo non è in grado di assicurare lo Stato di diritto. C’è grande corruzione, anche tra le forze armate”.

Padre Albanese soltanto qualche mese fa aveva provato a parlare del possibile riscatto dell’Africa e della Nigeria, di una nuova stagione economica e sociale che potrebbe aprirsi per il Paese anche in concomitanza con la pandemia, se soltanto ci fosse la volontà internazionale di renderlo possibile. “Ci sarebbe da parlarne a lungo. La realtà, invece, è che in piena pandemia le agenzie di rating hanno declassato le dieci migliori economie africane, tra cui quella nigeriana. Di cosa stiamo parlando? Questi non sono atti di terrorismo? La realtà viene mistificata”, conclude Albanese.

PADRE ALBANESE: “LE GUERRE SI FANNO PER IL DIO DENARO. NON PARLIAMO DI CONFLITTI DI RELIGIONE”

“Non si parla correttamente di quello che succede in Africa. Gli interessi economici sono tali perché questo tipo di news rimane nel cassetto. Qui ci limitiamo ai fatti di cronaca nera, mentre bisognerebbe raccontare il dramma della povertà e dell’esclusione sociale, il ruolo giocato da alcune multinazionali sul business del petrolio. Se la ricchezza nigeriana potesse essere messa a disposizione degli abitanti della popolazione locali, gli africani sarebbero più ricchi degli abitanti del Canton Ticino”. Sentendo parlare di tutto questo, vengono in mente le parole ripetute in più occasioni da papa Francesco, nelle sue udienze, nei suoi testi e pure su Twitter: “La guerra è la madre di tutte le povertà”. Il sacerdote rilancia però con la massima di uno dei padri del pensiero liberale, l’economista francese Frédéric Bastiat. “Dove non passano le merci passano gli eserciti. Le guerre si fanno per il dio denaro, e c’è tanta umanità indolente che viene immolata sull’altare dell’egoismo umano”.

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