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Evergrande e Huarong, due mine cinesi mai disinnescate

L’anno appena cominciato porta in dote il medesimo copione del 2021. Risparmiatori inferociti contro il gigante immobiliare oberato di debiti e nuovi, pesanti, crolli in Borsa. E Huarong, appena salvata dal governo, perde metà del suo valore in pochi minuti

Come un’elica, la Cina si avvita sempre di più nella crisi immobiliare, figlia di un debito sfuggito di mano e non certo ieri. Che i problemi di Pechino non siano risolti è provato da almeno due fattori: il nuovo, ennesimo, collasso di Evergrande, gigante immobiliare schiacciato da 305 miliardi di debiti e il crollo di Huarong, altra big del mattone, in Borsa, pochi minuti dopo la riammissione sui listini, dopo sei mesi di sospensione.

La pazienza, per il momento, l’hanno persa solo obbligazionisti e risparmiatori legati a Evergrande. I quali hanno protestato, e non è la prima volta, fuori dagli uffici della società di Guangzhou, per il timore di vedere sacrificati i loro investimenti. Un centinaio di persone ha gridato “Evergrande, ridacci i nostri soldi!”, riprendendo un motto utilizzato lo scorso autunno da investitori e fornitori scontenti quando il deterioramento della posizione finanziaria del colosso immobiliare cinese è diventato evidente.

Forse sarà colpa del fatto che venerdì Evergrande ha annunciato che ridurrà i rimborsi destinati a coloro che hanno investito nei prodotti di gestione patrimoniale, annunciando che ognuno di loro dovrà aspettarsi 8.000 yuan (1.256 dollari) al mese, in pagamento del capitale, per tre mesi a partire da gennaio, indipendentemente da quando i rispettivi investimenti giungeranno a maturazione. La modifica ha scatenato negli investitori la paura di non riavere indietro il denaro.

Il tutto mentre gli scambi dei titoli Evergrande sulla piazza di Hong Kong venivano nuovamente sospesi dopo che i media cinesi hanno riferito che le autorità intendono costringere il gruppo, pesantemente indebitato, a demolire un complesso residenziale nella provincia meridionale di Hainan. Si tratta dell’ennesimo stop per il grande gruppo di sviluppo immobiliare cinese, che da settembre dello scorso anno ha più volte mancato scadenze per ripagare i suoi bond, facendo temere una bancarotta che potrebbe avere conseguenze pesanti sul settore finanziario cinese, ma è riuscito a trasferire i fondi per i pagamenti entro la fine del periodo di grazie previsto.

E pensare che nel weekend scorso però dei media cinesi hanno riportato che a Evergrande sarebbe stato ordinato di demolire un complesso di 39 edifici ad Hainan per irregolarità nei permessi di costruzione. Ma c’è chi ha fatto peggio. Huarong Asset Management, sospesa dalle contrattazioni 6 mesi fa causa troppo debito, è rientrata oggi agli scambi a Hong Kong perdendo il 50% a 81,85 miliardi di dollari locali di capitalizzazione dopo un salvataggio orchestrato dallo Stato del valore di 6,6 miliardi di dollari. Pechino ha ritenuto il gruppo troppo importante per lasciarlo andare in default soprattutto in un momento di rallentamento della crescita economica e di aumento delle insolvenze. Ma non sembra servito a molto.

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