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Non solo Intel. Su chi punta il governo per i microchip

In risposta a un’interrogazione del Pd alla Camera il viceministro dello Sviluppo Economico Gilberto Picchetto Fratin conferma che il governo segue la partita dei microchip. Oltre all’americana Intel si parla con la Memc, già presente in Piemonte e ora in mano alla taiwanese Global Wafers. Mentre in Sicilia…

Dietro le quinte prosegue la partita del governo Draghi per i microchip. Parola del viceministro dello Sviluppo Economico di Forza Italia Gilberto Picchetto Fratin. In una risposta a un’interrogazione scritta del Pd alla Camera il numero due del Mise ha confermato che “sono state avviate interlocuzioni con aziende del settore della microelettronica, quali Intel e Memc, per lo sviluppo di iniziative industriali in territorio italiano”.

Prende corpo l’indiscrezione rivelata a fine dicembre da Reuters. Secondo l’agenzia stampa, Palazzo Chigi avrebbe ripreso l’interlocuzione con Intel, primo produttore di semiconduttori negli Stati Uniti. Obiettivo: costruire un impianto di “confezionamento” (packaging) dei microchip con un investimento dal valore stimato tra gli 8 e i 9 miliardi di euro per i prossimi dieci anni.

“Il governo italiano garantisce aiuto e accompagnamento a tutte le imprese intenzionate ad investire e produrre nel settore in parola, anche individuando soluzioni ai problemi sollevati, sia a livello nazionale che eurounitario”, ha assicurato in aula il viceministro.

Insieme ad Intel, dunque, fra gli interlocutori del governo c’è anche Memc Electronics, multinazionale del Missouri specializzata nella produzione di wafer in silicio che vanta tra i propri clienti i principali produttori di microchip, a partire proprio da Intel. In Italia Memc è presente da anni con due stabilimenti nella Pianura Padana a Novara e Merano, rispettivamente di 750 e 250 persone.

Passata nelle mani del colosso taiwanese Global Wafers nel 2016, è all’avanguardia nella produzione di alcune delle più ricercate componenti della supply chain mondiale dei microchip, come i wafer di 300 millimetri. Le parole di Picchetto Fratin sembrano indicare ancora una volta nel Piemonte la regione candidata a ospitare una parte degli investimenti esteri del settore.

Negli scorsi mesi il governo ha presentato a Pat Gelsinger, Ceo di Intel, un piano per ospitare nel sito industriale piemontese di Mirafiori lo stabilimento di packaging. Piano che non ha convinto l’azienda, che ritiene l’area di Mirafiori troppo poco estesa e sta sondando altri Paesi europei per l’investimento, Germania in testa.

Sul dossier vigila il ministro Giancarlo Giorgetti. La scorsa settimana il ministero ha annunciato la destinazione di 2,2 miliardi di euro a sostegno delle filiere strategiche, come previsto dal Pnrr, con l’obiettivo di realizzare almeno 40 nuovi progetti d’investimento su tutto il territorio nazionale attraverso lo strumento agevolativo dei contratti di sviluppo. Di questi fondi, 750 milioni saranno spesi in progetti di innovazione, compresa la filiera dei microchip.

La partita dei semiconduttori è tra le più sensibili del piano di ripresa europeo. La pandemia ha infatti innescato una corsa internazionale per accaparrarsi i siti di produzione che vede l’Europa in ritardo rispetto a Cina e Stati Uniti. Diversi i progetti al vaglio del Mise e supervisionati dal Ministero della Transizione digitale di Vittorio Colao. Non solo Intel: nel Pnrr italiano 750 milioni andranno a sostenere “progetti industriali ad lato contenuto tecnologico”. È il caso di una nuova fabbrica di chip in carburo di silicio a Catania della Stmicroelectronic, il campione italo-francese dei semiconduttori.

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