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Scontri a Tripoli, bloccato l’ingresso di Bashaga

Scontri a Tripoli. Il premier designato Bashaga ha provato a entrare nella capitale, ma è stato respinto dalle milizie fedeli al primo ministro uscente Dabaiba

Il primo ministro libico designato, Fathi Bashaga, ha provato a entrare all’hotel Corinthia di Tripoli, ma è stato respinto con le armi, in una dimostrazione di come la crisi istituzionale possa aggravarsi rapidamente.

Bashaga ha ricevuto l’incarico dal parlamento HoR (la Camera dei Rappresentanti auto esiliatasi a Tobruk nel 2014) per guidare un esecutivo che va sotto il nome di Governo di stabilità nazionale. Il Gsn dovrebbe sostituire l’attuale Governo di unità nazionale, Gnu, guidato da Abdelhamid Dabaiba, che il parlamento ha sfiduciato per non essere riuscito a portare a termine l’incarico affidatogli. Ossia organizzare le elezioni, saltate per due volte e rimandate senza data, come deciso dal Foro di dialogo politico libico, istituzione pro tempore onusiana che lo aveva nominato.

Dabaiba non vuole lasciare l‘incarico, perché dice di essere legittimato dall’Onu. Bashaga ha la fiducia del parlamento, ultima istituzione eletta nel 2014, e per questo da due mesi sta cercando di mediare un’uscita del rivale politico e un suo ingresso morbido a Tripoli. Anche i fatti di queste ore dimostrano che il premier designato non vuole avanzare con la forza, perché rischierebbe di macchiare col sangue l’inaugurazione della sua azione di governo.

Fonti libiche riferiscono ad Agenzia Nova che Bashaga è stato “accompagnato” fuori Tripoli dalla 444ma Brigata, tecnicamente sotto il dicastero della Difesa comandata dal capitano Mahmoud Hamza, miliziano seguace dell’Islam salafita. Nelle prime ore di oggi, con il sostegno della Brigata al Nawasi (milizia sotto il ministero dell’Interno, inclusa nella Forza di protezione di Tripoli), il premier designato aveva provato un approccio alla capitale — non il primo. Gli scontri armati sono scoppiati proprio durante il tentativo di insediamento di Bashagha, e sono continuati mentre il premier era momentaneamente riparato nell’edificio del Corinthia — che da anni fa da sede alle istituzioni di Tripoli.

Ci sarebbero almeno due morti. Una vicenda che ricorda quanto sia importante la stabilizzazione libica, anche nel quadro allargato delle relazioni inter-mediterranee, come ha recentemente ricordato il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la visita alla Casa Bianca. La Libia ha potenzialità per far parte del sistema con cui i Paesi europei intendono sganciarsi dalla dipendenza energetica russa, ma senza una condizione stabile non ha capacità di esprimere le proprie potenzialità (alcuni pozzi e terminal petroliferi sono ostaggio dello stallo istituzionale, bloccati come rappresaglia per le rivalità interne). Inoltre l’instabilità può favorire — come già successo in passato — l’attecchimento delle istanze terroristiche e spingere l’immigrazione irregolare. Temi centrali per l’Italia e per l’Europa. “La violenza destabilizza la potenziale prosperità libica”, ha scritto l’ambasciata italiana a Tripoli su Twitter.

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