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Incursioni aeree e missili balistici. Così il Dragone minaccia Taipei

Pechino ha dato avvio alle sue esercitazioni militari intorno alle acque di Taiwan con un impressionante dispiegamento di forze, che ha visto anche il lancio di missili balistici diretti verso le acque rivendicate da Taipei. Nel frattempo si susseguono le incursioni delle forze aeree e navali oltre la linea mediana che separa il continente dall’isola. Ed è solo il primo giorno…

La Cina ha lanciato nella notte italiana la sua gigantesca esercitazione militare nelle acque intorno a Taiwan, in una dimostrazione di forza che ha letteralmente circondato l’isola e nella quale Pechino sta utilizzando anche i propri missili balistici. Le scie di alcuni di questi lanci sono state riprese da bagnanti e turisti di una spiaggia sulla costa del Fujian, la più vicina alle acque contestate, e rilanciate sui social media. Gli stessi civili cinesi si sono preoccupati delle esercitazioni, chiedendosi se la situazione fosse sotto controllo o se la zona non dovesse essere evacuata prima delle esercitazioni. Sebbene non sia stato esplicitato da Pechino, le esercitazioni sarebbero una risposta alla visita a Taipei della speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, viaggio che ha suscitato le ire della Repubblica Popolare, che ha subito accusato Washington di voler destabilizzare la regione.

Lancio di missili

Secondo il ministero della Difesa di Taiwan, la Cina avrebbe lanciato dei missili nei pressi delle isole Matsu, isole amministrate da Taipei a poche miglia di distanza dalla costa continentale cinese. Le truppe presenti sulle isole sono in stato di massima allerta. Missili balistici Dongfeng sono stati invece lanciati direttamente nelle acque intorno all’isola principale, con i proiettili che sono caduti a largo delle coste nord-orientali e sud-occidentali di Taiwan. I missili cinesi sarebbero addirittura atterrati, per la prima volta, nella Zona economica esclusiva (Zee) del Giappone. L’annuncio arriva dallo stesso ministro della Difesa nipponico, Nobuo Kishi, che ha dichiarato come “si ritiene che cinque dei nove missili balistici lanciati dalla Cina siano atterrati all’interno della Zee giapponese”

Incursioni aeree

Diversi aerei e navi militari cinesi hanno oltrepassato nel corso della notte la linea mediana dello Stretto di Taiwan, con incursioni brevi ma frequenti. Sempre la Difesa taiwanese ha poi annunciato di aver lanciato dei bengala nell’area di Kinmen, un piccolo arcipelago controllato da Taiwan, per respingere le incursioni di due droni militari cinesi, che hanno sorvolato l’arcipelago due volte prima di venire dispersi dalla reazione delle forze armate di Taipei. Nel pomeriggio, inoltre, ventidue velivoli cinesi, sarebbero entrati nello spazio aereo di Taiwan. Si sarebbe trattato di otto caccia J-11, dodici caccia multiruolo Su-30 e due caccia d’assalto J-16.

Lo schieramento cinese

In queste ore si registra il coinvolgimento nelle operazioni di alcuni dei sistemi più avanzati in dotazione all’Esercito di liberazione popolare, inclusi i caccia stealth J-20 e i missili ipersonici DF-17. Inoltre, le autorità di Taiwan segnalano la presenza a 37 miglia (60 chilometri) al largo della Costa centrale e sudorientale dell’isola di due cacciatorpediniere di Type 55, tra le più potenti unità della flotta di Pechino. Fra le navi militari cinesi mobilitate ci sarebbero anche le sue due portaerei Type 001 Liaoning e Type 002 Shandong, che avrebbero lasciato i rispettivi porti di Qingdao, nella provincia orientale dello Shandong, e Sanya, nella provincia meridionale dell’isola di Hainan. Ciascuna delle due portaerei è accompagnata dalle sue unità di scorta, composte generalmente da quattro tra cacciatorpediniere e fregate, oltre a unità minori e logistiche. La Cina, intanto, continua ad ammassare truppe nella provincia del Fujian, la più vicina a Taiwan e da dove partono i lanci di missili e i decolli di aerei e droni.

Circondate Taiwan

In un’intervista alla televisione di Stato cinese, rilanciata dal New York Times, il generale Meng Xiangqing, professore di strategia all’università della Difesa nazionale di Pechino, ha illustrato l’importanza strategica delle sei zone selezionate dalla Cina nell’ottica di una potenziale campagna militare per isolare Taiwan e contrastare l’intervento americano. Le diverse aeree, secondo l’esperto, servirebbero a raggiungere obiettivi diversi, dal blocco dei porti, all’attacco contro le principali installazioni militari. In particolare, la zona a sud dell’isola, servirebbe a creare le condizioni per “chiudere a chiave la porta e picchiare il cane” ha detto il generale Meng, usando un detto cinese che si riferisce al blocco delle vie di fuga di un nemico. Come riportato dall’agenzia Xinhua, le esercitazioni sarebbero incentrate sull’addestramento delle unità a operazioni congiunte, assalto a bersagli marittimi, attacco di obiettivi a terra e operazioni di controllo dello spazio aereo, tutte attività cruciali per un’invasione aeronavale.

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