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L’intelligence nella lotta alla mafia. La lezione del generale Angelosanto (Ros)

Il lavoro di intelligence deve definire un quadro chiaro del fenomeno criminale al presente, ma anche fornire previsioni attendibili con un orientamento sempre al risultato operativo, ha spiegato il comandante del Raggruppamento operativo speciale dei Carabinieri

La complessità delle indagini richiede una approfondita e rigorosa attività di intelligence per la ricerca e l’elaborazione delle informazioni, anche e soprattutto quando si tratta di lotta alle mafia. Lo ha spiegato Pasquale Angelosanto, comandante del Raggruppamento operativo speciale (Ros) dell’Arma dei Carabinieri che ha arrestato Matteo Messina Denaro, durante la sua lezione tenuta al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

“L’analisi di intelligence per il contrasto alle mafie” è il tema dell’incontro con il generale, presente al Master per il terzo anno consecutivo. L’ufficiale ha aperto la sua lezione sottolineando come l’utilizzo dell’intelligence, fondamentale per il contrasto alle mafie, sia un’arma utilizzata dalla stessa criminalità. Per dare una definizione di intelligence il generale Angelosanto richiama un testo da lui ritenuto fondamentale dal titolo: “I servizi di informazione e il segreto di Stato”, nel quale la si definisce quale “categoria concettuale pregiuridica che accompagna da sempre la storia dell’uomo”.

Il docente ha richiamato, a tale proposito, il pensiero del generale cinese Sun Tzu che, nel trattato “L’arte della guerra”, aveva focalizzato la sua attenzione sull’importanza della conoscenza del nemico, cosi come di sé stessi, intesa come “consapevolezza delle proprie capacità”. La fondamentale esigenza di conoscere il nemico richiede una minuziosa e approfondita pianificazione. La complessità delle indagini, volte a disarticolare organizzazioni criminali strutturate, richiede una approfondita e rigorosa attività di intelligence per la ricerca e l’elaborazione delle informazioni. Occorre, pertanto, definire con chiarezza quali siano gli ambiti di ricerca informativa e come articolare la successiva analisi.

Per l’ufficiale, il lavoro di intelligence deve definire un quadro chiaro del fenomeno criminale al presente, ma anche fornire previsioni attendibili con un orientamento sempre al risultato operativo. “Il risultato finale del processo di intelligence nel contrasto alle mafie”, ha sostenuto, “è quello di individuare i centri di gravità delle organizzazioni criminali, per orientare efficacemente le attività di contrasto”. Il concetto di centro di gravità è di derivazione militare (Carl von Clausewitz), e indica i punti di forza dell’organizzazione criminale, che occorre colpire in modo significativo proprio per destrutturarla. Nello stesso tempo, al pari delle forze di polizia e della magistratura, le mafie svolgono la medesima attività informativa nei confronti dello Stato, attraverso la ricerca di notizie sulle attività giudiziarie in corso, cercando di individuare il “centro di gravità” dello Stato e mettendo in atto delle operazioni che si possono definire di intelligence, anche se con finalità criminali.

Un ulteriore decisivo apporto alle modalità di conoscenza approfondita del nemico proviene dalle intuizioni del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, che “ha elaborato un metodo patrimonio di tutte le teorie più evolute anche a livello internazionale” la cui applicazione, fondata anche sulle possibilità offerte dalla tecnologia, si rivela indispensabile per il raggiungimento di risultati nel contrasto alla criminalità mafiosa. Il suo metodo di indagine che prevede “la pianificazione dell‘azione sulla base di una profonda conoscenza dell’avversario” è, ancora oggi, alla base delle metodologie utilizzate dal Ros. Si tratta di un’analisi operativa di contesto che prevede un’accurata pianificazione della ricerca di informazioni “calata nel contesto specifico”, che consente di mantenere “un approccio strutturato per gestire informazioni e fornire spiegazioni e significato, andando oltre ciò che appare e sembrerebbe ovvio”.

Le mafie si presentano sempre più come holding criminali capaci di operare in modo strutturato anche in settori leciti, adattandosi ai contesti e cogliendo tutte le possibilità di arricchimento, pur mantenendo il loro “apparato normativo interno”. Forte è la capacità di inserimento persino nel settore delle opere pubbliche grazie alla capacità di stringere rapporti con la società civile, fino ad ottenere “il monopolio diretto ed indiretto”. Il loro modus operandi punta ad entrare in possesso di informazioni riservate tramite attività corruttive e poter così influire nei procedimenti amministrativi o penali che li coinvolgano. La segretezza, ha osservato Angelosanto, è una caratteristica peculiare delle mafie “in quanto garantisce alle stesse una elevatissima impermeabilità”.

Il generale ha quindi evidenziato come le organizzazioni criminali, per stringere i contatti necessari con il mondo economico e della politica, quando non hanno figure competenti interne, si rivolgono a professionisti esterni , la cui identità è spesso conosciuta solo dai vertici dell’organizzazione. Alcune inchieste hanno, inoltre, fatto emergere l’infiltrazione di esponenti legati alle organizzazioni mafiose all’interno di logge massoniche per le opportunità di contatto che possono offrire con imprenditori, funzionari pubblici, professionisti.

Il docente si è poi soffermato su possibili elementi di debolezza del processo di intelligence da indentificarsi nell’eccesso di informazioni, che potrebbe impedire di cogliere quelle realmente utili e rilevanti, così come l’attuazione di “sofisticate attività di disinformazione” nelle quali vanno ricomprese le cosiddette “collaborazioni autorizzate” di pentiti e confidenti, finalizzate alla diffusione di notizie infondate o distorte. Lo scopo è il depistaggio delle indagini per orientarle in direzioni sbagliate, spesso tramite la rivelazione di “notizie vere ma non più attuali o rilevanti”, in modo da mantenere impegnati gli investigatori su indagini improduttive, o atte ad indirizzare la loro attenzione su cosche avversarie.

Il docente ha proseguito precisando che il sistema di contrasto alle mafie del Ros, oramai esistente da un cinquantennio, pur essendosi costantemente perfezionato ed adeguato ai tempi, ha mantenuto gli insegnamenti del suo fondatore dalla Chiesa, che si basa sulla necessità di “una approfondita conoscenza del nemico, da conseguire anche con avanzate tecnologie a supporto delle investigazioni”. Angelosanto ha concluso affermando che “il processo di intelligence e i relativi metodi di lavoro sono fondamentali. Solo l’applicazione di un rigoroso processo di intelligence consente di contrastare in modo efficace i fenomeni criminali che presentano una straordinaria complessità”.

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