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Autonomia differenziata, perché per l’Italia adesso è un rischio. L’opinione di Reina

Nord, Centro e Sud o fanno fronte comune per non essere turlupinati da aggressioni di sistemi economici e sociali molto determinati o rischiano. L’idea di chiudersi nel proprio recinto, contrastando una parte importante del Paese e il sistema della Unione europea, oggi è anacronistico e fuori da ogni logica politica. Il commento di Raffaele Reina

Tante suggestioni, meravigliosi ricordi, infinite speranze. Erano gli anni dell’impegno fecondo di milioni di italiani, che lasciavano le loro famiglie, accompagnati dalle famose valigie di cartone, con la ferma speranza di guadagnare qualche soldo in più per far studiare i propri figli. Arrivati nel luogo prescelto iniziava una vita di privazioni e sacrifici, le loro braccia, le loro fatiche servivano ad arricchire un Nord, un Paese che stentava a riprendersi dopo l’era fascista. Italiani del Sud purtroppo, pur di mandare soldi alle famiglie, pronti a subire trattamenti irriguardosi, indegni, cocenti mortificazioni. L’offesa più odiosa era leggere i famosi cartelli con su scritto: “Non si fitta a meridionali”.

Erano forse gli avi degli attuali leghisti. Nonostante tutto, la tenacia dei nostri italiani meridionali resistette e il Nord ne ricavò enormi vantaggi, al punto che, fine anni Ottanta e inizi anni Novanta, si pavoneggiava definendosi locomotiva d’Europa. Un meraviglioso sogno! Svanì però con l’arrivo della globalizzazione. Il terribile declino pose in crisi il decantato modello socio-economico, la paura iniziava a serpeggiare tra la gente.

Lo status di benestanti scricchiolava, bisognava trovare altre soluzioni per individuare nuove risorse. Quale strada migliore e più comoda poteva rispondere alle nuove esigenze, se non la politica? E nacque così ad opera della Lega, sostenuta da ex comunisti ruffiani, l'”autonomia differenziata”. La più grande truffa del Nord ai danni del Sud.

Il sentimento antimeridionalista ancora presente, secondo prassi, come ai tempi del “non si fitta a meridionali”. L’orologio della storia, invece, di avanzare, torna indietro. Non a caso un leader democristiano ebbe ad affermare con solare meraviglia che aveva sempre saputo della esistenza di una “questione meridionale” ma mai settentrionale.

Oggi la condizione è totalmente mutata, Nord, Centro e Sud o fanno fronte comune per non essere turlupinati da aggressioni di sistemi economici e sociali molto determinati o rischiano. L’idea di chiudersi nel proprio recinto, contrastando una parte importante del Paese e il sistema della Unione europea, oggi è anacronistico e fuori da ogni logica politica. L’Italia unita è un bene prezioso da difendere ad ogni costo, da nemici esterni e sopratutto da quelli interni.

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