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Il problema della vigilanza bancaria Usa. Mentre in Europa… Parla Bruni (Ispi)

Conversazione con l’economista, docente alla Bocconi e vicepresidente dell’Ispi. Clamorosa la distrazione delle autorità americane nel non accorgersi della frana di Svb. Mentre in Europa tutti sapevano che Credit Suisse era malconcia. “Visco ha ragione, negli Usa sono più bravi a intervenire che a prevedere le crisi. Da noi è il contrario​”

Sbagliano, a Washington, se credono che il fallimento della Silicon Valley Bank sia solo un caso isolato. C’è una fetta del sistema finanziario statunitense che forse non ha le spalle così grosse come si crede. Non è così. Franco Bruni, economista, docente alla Bocconi e vicepresidente dell’Ispi, prende la questione di petto quando gli si chiede un parere sulle recenti crisi che hanno colpito il sistema bancario in queste ultime settimane, il cui asse va da Zurigo alla California. Passando per Francoforte, sede della Bce.

“L’incidente di Svb è ben diverso da quello del Credit Suisse. Perché, per quanto riguarda il caso americano, c’era un modello di business assurdo, a fronte di una vigilanza che ha avuto delle amnesie. Io dico, come è stato possibile non accorgersi di un rischio così elevato, del potenziale impatto dei tassi su quella banca?”, si chiede non senza una punta di critica Bruni. “C’erano tantissimi depositi presso la banca, molti dei quali molto grandi e tutti esposti ai tassi. Mi chiedo come abbia potuto distrarsi in questo modo la vigilanza statunitense. La responsabilità del management di Svb, dico qualcosa di forte, è quasi e paradossalmente comprensibile. Come invece non lo è la distrazione delle autorità, non dovevano permettere che si arrivasse a questo. Non hanno saputo vedere, capire”.

L’economista affonda quindi la lama. “Credo che negli Stati Uniti ci sia un problema nel manico. Nel senso che non vedo da parte della vigilanza Usa, atteggiamenti adeguati per queste crisi: ispezioni, visite controlli. Credo ci siano delle lacune da questo punto di vista. E vuole sapere di più? Credo che ci siano altre banche, che sono un po’ al confine. Voglio dire, una parte del sistema bancario e finanziario americano è ben regolato e ben strutturato. Mi riferisco ai grandi istituti commerciali. Ma un’altra metà, le banche più piccole, sono molto intermediate e hanno dentro tante anime: assicurazioni, hedge funds, soggetti di varia natura. E Svb era tra queste. Per questo, oltre il confine delle banche più robuste, ce ne sono molte che potrebbero avere problemi. C sono tantissime realtà, negli Stati Uniti, finanziate a debito. Io sul sistema finanziario Usa non sono troppo tranquillo”.

Capitolo Credit Suisse, qualche migliaia di chilometri più in là. “In Svizzera c’è stata una figuraccia della vigilanza. Credit Suisse aveva i parametri a posto ma erano dieci anni che la banca aveva dei guai: un business model che non funzionava, scandali, chiacchiere, multe. Ecco che l’aumento dei tassi, poi, ha fatto fuggire i correntisti. La banca elvetica aveva problemi diversi rispetto a Svb, più che altro c’è stato un crollo della fiducia.

Ora vediamo cosa farà Ubs, credo che ci saranno delle difficoltà nel processo di integrazione. Se proprio vogliamo trovare un elemento comune tra i due casi, è il sussidio delle autorità. Che cosa voglio dire? Negli Stati Uniti, per garantire i depositi, la Federal Reserve ha fissato un prezzo nominale dei titoli in bilancio. Questo ha permesso di salvare tutti i depositi, era molto difficile decidere diversamente. In Svizzera, il sussidio si è visto come garanzia della Banca centrale, per le possibili perdite per Ubs. Una garanzia che ha una sua logica”.

E proprio sui due rispettivi interventi, Bruni fa una precisazione, riferendosi anche ad alcune considerazioni del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che paragonava la tempestività dell’azione negli Usa con una certa lentezza di quella europea. “Diciamo questo. Negli Stati Uniti non sono troppo abili a prevenire le crisi, ma quando la crisi arriva, l’intervento è massiccio e tempestivo. Da noi è diverso, c’è un’ottima capacità di prevenzione, di capire il divenire. Ma poi, quando il bubbone esplode, la catena di comando è lunga, siamo macchinosi e confusionari una volta che il guaio si materializza”.

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