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Carisma popolare e istituzione. San Francesco e il papa nel libro di Fortunato

Si gioca tutto su una dimensione di parallelismo: San Francesco e il papa regnante. Le sfide dei tempi, la posizione sulla guerra in Ucraina e le tante questioni irrisolte. Processi, accuse, fantomatiche cospirazioni. Fontana, Annunziata e Tarquinio a confronto sul libro di padre Enzo Fortunato

“Il terreno delle guerre mondiali è impossibile per il cattolicesimo. Quella in Ucraina è una guerra mondiale a pezzi, ed è per questo che papa Francesco farà di più. Sa che a pagare il prezzo più alto è il popolo ucraino”. Le parole di Andrea Riccardi, ex ministro, studioso e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, risuonano nella basilica di Sant’Anastasia al Palatino. L’occasione è la presentazione del libro di padre Enzo FortunatoProcesso a Francesco. Il messaggio del santo nella rivoluzione di papa Bergoglio” (Mondadori).

L’immersione nella storia – del Santo – non può prescindere da quella nella contemporaneità – del papato – e, purtroppo, anche del conflitto nel cuore d’Europa. Il libro di Fortunato, così come gli interventi, si muove sempre su due livelli. Una dicotomia ricorrente, che parte dai protagonisti (il Santo, fondatore dell’ordine monastico e il pontefice regnante) e che ovviamente tocca i tanti temi scaturiti dal dibattito che ha coinvolto il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, il direttore di Avvenire Marco Tarquinio e la giornalista Lucia Annunziata (oltre agli interventi dei cardinali Bassetti e Gambetti).

La ricorrenza del decennale del papato è celebrata da padre Enzo con alcune chiavi di lettura, che diventano parole precise da cui partono i relatori per confrontarsi sul testo. Lucia Annunziata, ripercorrendo prima una sua esperienza personale con i gesuiti nel lontano 1981 in Sud America, sceglie due direttrici “la follia dei francescani” e “l’umiltà”. Il tema ricorrente è quello del processo. Qui, il parallelismo proposto da Annunziata è a “sfida alle elite: da una parte Gesù nel Tempio che sfida i mercanti, dall’altro Francesco che sfida il potere dell’epoca, rifiutandosi di obbedire al padre”. Ed ecco la “rivoluzione” di papa Francesco. “Al pari del santo – rimarca la giornalista – il pontefice ha iniziato a scardinare una serie di consuetudini. Sono entrambi personaggi che a loro modo e nel loro tempo scuotono la chiesa dall’interno”.

Una visione, quest’ultima, che condivide anche il direttore del Corriere. “Sia Francesco che Bergoglio – così Fontana – vogliono rivoluzionare quanto vedono che accade all’interno della Chiesa. Sono entrambi entrati in un sistema codificato, talvolta autoreferenziale, a cui hanno dato una scossa”. La parola che “sceglie” Fontana è “condivisione”, ma qui i ragionamenti si allargano all’economia, “all’eresia” e alle migrazioni. Oltre che, chiaramente, al conflitto in Ucraina. Un evento sul quale il papa “sta avendo una grande forza di visione, basata sulla realtà dei fatti” nel perseguire comunque l’obiettivo di “arrivare alla pace e deporre le armi”.

“Se c’è una figura che non andrebbe processata è quella del papa. Le sue parole indicano invece una linea chiara, limpida. Ma viviamo il tempo del dubbio”. Tarquinio parte da qui per dire che papa Francesco ha “abbracciato la chiesa fino in fondo”. Semmai i processi, sono quelli che “lui ha iniziato – osserva il direttore del quotidiano cattolico – e che hanno messo in cammino la chiesa italiana e internazionale”. La guerra in Ucraina, come tutte le altre del resto, “non porterà più giustizia e più libertà”. Ed ecco perché, proprio per la posizione assunta dal pontefice, “bisognerà ringraziarlo: i buoni e i cattivi sono sia da una parte che dall’altra”.

Carisma popolare e istituzione. Un grande conflitto? Senz’altro una coabitazione difficile. Ai tempi del Santo e al tempo del pontificato di Bergoglio. Ed ecco, ancora, la dicotomia: il doppio livello su cui muove l’intervento del fondatore della Sant’Egidio. “Il carisma evangelico e popolare di san Francesco riportò il cattolicesimo fuori dalle cattedrali, in strada. L’istituzione, rappresentata da Innocenzo III, intentò il processo. Un po’ lo stesso problema che vive il pontificato di Francesco”. L’intuizione di Enzo Fortunata è una lettura più profonda di questa difficile coabitazione: “Una critica all’autorità – dice Riccardi – . In un tempo, il Medioevo, in cui l’Autorità era molto forte”. Oggi al contrario “viviamo in tempi privi di questa cultura e, anzi, di tanti io frammentati. E, i populismi, sono un insieme di io disperati che hanno una sete di autorità cangiante, ma forte a cui viene delegata la rassicurazione dalla paura”.

Ma torniamo al papato. Perché, dice Riccardi, “non ho memoria di un pontefice così criticato”. Tutto principia da una fine dolorosa e quanto mai insolita: le dimissioni di Benedetto XVI. “Di lì inizia – sostiene Riccardi – un processo all’elezione stessa di Francesco, a tal punto da metterne in discussione la legittimità”. Si profilano, infatti, variegate teorie cospirative. “Secondo alcuni – ricorda il fondatore della Sant’Egidio – l’elezione di Bergoglio è stata una sorta di congiura ordita da alcuni gesuiti, manovrati dal cardinale Martini. Una teoria del tutto infondata evidentemente”. Al contrario, papa Francesco, è stata la risposta “alla crisi del cristianesimo in Europa: serviva una figura nuova che veniva quasi dalla fine del mondo”. Tant’è che all’indomani dell’elezione al soglio “si registrò un grande entusiasmo per il nuovo pontefice”, non solo peraltro nella comunità cattolica.

Ed ecco, a ben guardare, l’importanza del libro di padre Fortunato. “Ha il merito – dice Riccardi – di riportarci alla radice di papa Francesco: evangelica e cristiana”. Che si traduce nella problematizzazione del vivere “il vangelo e Gesù”. La premessa di Riccardi sulla Guerra in Ucraina è una consapevolezza delle differenti posizioni, suffragata dal fatto che il pontefice “pur avendo una posizione di medietà” non ha “mai risparmiato colpi alla Russia”. Ma i due popoli “hanno intrecciato le loro storie. C’è una grande motivazione religiosa che lega entrambi i popoli. E la Chiesa, di fronte a questa guerra, è impotente”. Anche se “il papa, può fare e farà di più”.

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