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Dialogare, confrontarsi, crescere insieme. L’evento alla Moschea di Roma

Religioni monoteiste a confronto. Nella Grande Moschea di Roma una iniziativa basata sull’ascolto reciproco. Un gesto simbolico di pace e di fratellanza, quando nel cuore dell’Europa la guerra provoca ogni giorno morte e distruzione. Ecco chi c’era

Il 19 marzo si è tenuto a Roma, nella Grande Moschea un evento internazionale una iniziativa di dialogo e confronto tra le tre religioni monoteiste. Un momento che ha assunto ancora più valore considerato il particolare momento che stiamo vivendo, finalizzato ad abbracciare, seppur virtualmente, il mondo intero. Un gesto simbolico di pace e di fratellanza, quando nel cuore dell’Europa la guerra provoca ogni giorno morte e distruzione.

L’evento, organizzato dal Centro islamico culturale d’Italia (presso la Grande Moschea di Roma), è stato patrocinato da United States Foreign Trade Istitute, Itria Cel (Commissione Internazionale Mariana Cristiano-Islamica del Vaticano), Cei e Comunità ebraica.

Numerosi gli interventi. All’iniziativa hanno partecipato Cristina Di Silvio (Director of International Relations for the European Community for United States Foreign Trade Institute e Legal Advisor of the For Diplomatic Relations for United Nations and Ambassador for Peace ) Claudio Arrigoni (giornalista del Corriere della Sera), Romina Gobbo (giornalista di Avvenire), Patrizia Schiarizza (presidente Il Giardino Segreto), Nhoremie Masala, Odette Mbuyi, Pierre Kabeza, Evelyn Sukali, Awa Traore (attiviste congolesi da sempre in prima linea per l’integrazione e della promozione culturale dei Paesi africani nel territorio italiano, hanno spiegato che
Liputa è una stoffa con diverse stampe usata dalle donne dell’Africa Subsahariana soprattutto per diversi impieghi, come ad esempio per avvolgere e cullare i propri figli, confezionare capi eleganti, per cerimonie, riti, per sentirsi protette e per rappresentare la propria cultura)
Vincenzo Mallamaci (presidente associazione “E ti porto in Africa”), Iman Nader Akkad (Grande Moschea di Roma), monsignor Baturi (segretario generale della Cei), Rabbino emerito Umberto Piperno, Dino Angelaccio (presidente Itria) e il Premio Nobel per la pace nel 2018, Denis Mukwege.

Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza di un costante impegno «finalizzato al processo di rafforzamento della democrazia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione ai paesi svantaggiati o in via di sviluppo», Mukwege, da sempre impegnato in difesa di donne e bambini vittime di violenze nella Repubblica Democratica del Congo e nel mondo, crede molto nel confronto nelle occasioni di riflessione, come quella in programma a Roma.

«Un evento – ha commentato Cristina Di Silvio nel suo intervento – dalla grande portata, se si considera che le tre religioni monoteiste si sono confrontate nella Grande Moschea di Roma. È l’esempio di quanto sia importante il dialogo e che quando vi è la volontà di tutti i protagonisti il dialogo non è una intenzione ma una confortante realtà». Cristina Di Silvio poi si è soffermata su un tema estremante delicato: quello del coinvolgimento delle donne in ruoli apicali nelle tre religioni monoteiste. «Le donne – ha commentato – hanno un ruolo fondamentale, sono le uniche che connettono e collegano le differenze. Se sussistono le differenze queste devono la funzione di unire non di allontanare le persone. E qui voglio agganciare un altro concetto. Se vogliamo parlare di pace, questa parte proprio dal ruolo e dalla sensibilità di noi donne. Lo posso confermare per la mia esperienza, essendo Ambasciatrice di Pace, carica conferitami dalle Nazioni Unite. La capacità di comprendere l’altro e rispettarlo è alla base del miglior dialogo possibile. Le differenze sono un bene prezioso. Le donne con il loro esempio tutti i giorni si battono mettendo in campo uno spirito di solidarietà unico. Pensiamo alle donne immigrate: riescono a mantenere saldi i propri valori e ad immergersi in realtà completamente differenti da quelle dalle quali provengono. L’evento nella Grande Mosche di Roma ha il merito di aver acceso i riflettori si questi temi. Ecco perché, secondo me, va ripetuto. È un punto di partenza per sottolineare il diritto della donna ad avere un posto primario nella società, all’insegna del dialogo per realizzare i cambiamenti che ci stanno a cuore».

L’incontro di domenica si è concluso con una raccolta fondi a sostegno del popolo turco, siriano e delle attività dello stesso premio Nobel Mukwege.

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