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La nuova segreteria Pd, il rebus (delicato) agli esteri e le tensioni sui gruppi

Il giro di trattative per la formazione della nuova compagine della segreteria dem è in un momento di stallo. I riverberi sulle presidenze dei gruppi parlamentari sarebbero molto forti. Schlein vorrebbe imporre i suoi nomi: Braga alla Camera e Boccia al Senato. Incognita sulla delega agli Esteri

Ormai è davvero questione di giorni. Entro metà della settimana prossima la nuova segreteria del Pd dovrebbe acquisire il suo assetto definitivo. Elly Schelin vuole imprimere la svolta e segnare una discontinuità rispetto al passato. Questa è, nei fatti, la forza propulsiva che ha caratterizzato la sua mozione in vista del congresso che l’ha vista trionfare contro il competitor Stefano Bonaccini.

Non è, però, ancora tutto definito. Anzi, un dirigente del Pd dice che questo “è un momento di stallo”. Sono stati giorni intensi di trattative più o meno evidenti. Di uscite più o meno felici anche dei fedelissimi di Elly. Tra i corridoi del Senato si respira tensione. I parlamentari si incrociano, ma spesso si salutano a denti stretti o abbassano lo sguardo.

Il punto che “ci ha portati alla situazione in cui siamo adesso” (il sottinteso è: difficile) riguarda strettamente i gruppi parlamentari. Avendo assunto Bonaccini – anche in ossequio al fair play che ha caratterizzato la sua campagna congressuale – il ruolo di presidente del partito, si pensava che fosse scontato accordare una delle due presidenze dei gruppi seguendo il principio della par condicio: uno di rito schleiniano e uno bonacciniano. E, invece, pare che Elly voglia “imporsi“.

La forzatura sulle presidenze dei gruppi creerebbe non pochi attriti, ma ormai la direzione sembra essere più o meno delineata. Debora Serracchiani e Simona Malpezzi è molto probabile che non rimarranno al loro posto. Anzi, è pressoché sicuro. I nomi che si fanno, schleiniani doc, sono per la Camera Chiara Braga (già componente della segreteria nazionale del partito con delega alla transizione ecologica) e per il Senato Francesco Boccia. Quest’ultimo in particolare considerato un fedelissimo della neo-segretaria. Ne è stato, infatti, il coordinatore della mozione congressuale.

Tra gli esponenti dem più riformisti trapelano malumori per questa “linea dura” della nuova segretaria. Anche se più o meno tutti sono convinti che “Stefano non vuole rompere”. Questo non significa “farsi mettere i piedi in testa”. Dunque sarà interessante capire fino a quanto i “bonacciniani” saranno disposti ad accettare i compromessi. “Speriamo di chiudere entro domenica”, dice un altro parlamentare.

Già arriva qualche segnale di insofferenza verso il ‘cerchio magico’ della segretaria. “Hai visto che ha detto la Cristallo?”, scherzano due deputati dem. “Eh sì, l’inceneritore e il contenitore per le sigarette…mah”. L’ex sardina pare avere la strada spianata verso il nuovo gruppo dirigente del Pd.

Uno degli incarichi più delicati sarà quello che, durante il mandato lettiano, è stato ricoperto da Lia Quartapelle: Europa, Affari internazionali e Cooperazione allo sviluppo. Se per il momento la linea in politica estera del Pd si è dimostrata sostanzialmente in continuità con quella di Letta (la risoluzione dell’altro giorno in Senato ne è un esempio), questo – in particolare in relazione al conflitto in Ucraina – sarà un banco di prova non da poco. Non sono tanti, al momento, i nomi che circolano. Ma, con il leader pentastellato Giuseppe Conte che insiste nello sfidare i dem sul campo del pacifismo, il responsabile agli esteri nel nuovo direttivo del Pd sarà un ruolo chiave. Anche per determinare i futuri assetti delle alleanze nel campo del centrosinistra.

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