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Venezuela, ecco come i chavisti hanno aggredito l’opposizione anti Maduro nel Parlamento

In Venezuela la violenza nei confronti dei deputati dell’opposizione – che sono la maggioranza nel Parlamento – è passata dalle parole ai fatti. Con tubi di ferro e piccoli esplosivi, un gruppo di sostenitori del presidente venezuelano Nicolás Maduro è entrato nella sede dell’Assemblea Nazionale e ha tenuto in ostaggio parlamentari e giornalisti. Il risultato dell’incursione violenta è di sette parlamentari e cinque dipendenti rimasti feriti. Ci sono anche stati alcuni spari con armi da fuoco. Secondo il presidente del Parlamento, Julio Borges, circa 350 persone “sono state sequestrate” dai gruppi filo governativi chiamati “colectivos”.

I FATTI E LA MOTIVAZIONE 

Minuti prima dell’arrivo dei sostenitori di Maduro in Parlamento era presente nel palazzo legislativo il vice presidente Tareck El Aissami. In rappresentanza del governo, il vice presidente voleva commemorare il Giorno dell’Indipendenza del Venezuela dalla Spagna nel 1811. Con le sue parole, El Aissami è stato molto aggressivo nei confronti dell’opposizione venezuelana. Vestiti di rosso e con il volto coperto, hanno aggredito soltanto i parlamentari dell’opposizione. Tra i feriti ci sono i deputati Armando Armas, Américo De Grazia, Nora Bracho, Luis Carlos Padilla e Leonardo Regnault. Hanno denunciato più volte l’intimidazione alle porte dell’Assemblea senza però avere ricevuto protezione da parte delle forze di sicurezza.

L’aggressione di ieri in Parlamento è stata provocata dalla convocazione da parte dell’opposizione di un referendum per il 16 luglio. La consulta vuole chiedere ai cittadini se sono d’accordo o no con la Costituente promossa da Nicolás Maduro. Il vice presidente dell’Assemblea Nazionale, Freddy Guevara, ha confermato che “con il quorum che indica la normativa del Parlamento è stata approvata la convocazione del plebiscito. Sarà il popolo a decidere il destino del Paese”.

LA REAZIONE DI MADURO

Il presidente Nicolás Maduro insiste che i suoi sostenitori non sono stati i protagonisti di quanto accaduto. “Condanno assolutamente questi fatti, non sarò complice di alcuna violenza”, ha dichiarato il presidente. Per Maduro l’attacco al Parlamento è molto strano, per cui ha ordinato l’apertura di un’indagine.

Come sostiene la blogger e scrittrice Naky Soto, “se uno dei giovani dell’opposizione avesse lanciato un sasso contro El Aissami durante l’intervento all’Assemblea Nazionale, lo avrebbero qualificato come ‘atto terrorista’ e sarebbe stato arrestato e isolato, sarebbe  davanti ad un tribunale militare accusato di tradimento alla Patria”. I sostenitori di Maduro che ieri hanno attaccato il Parlamento sono ancora in libertà.

IN DIFESA DELLA DEMOCRAZIA

Il deputato Armando Armas, rimasto ferito ieri nell’attacco al Parlamento, ha detto che “i pugni non sono nulla se si pensa ai 100 giovani uccisi dalla dittatura in Venezuela negli ultimi mesi”. “Sono stato eletto per difendere la democrazia – ha dichiarato – per fare le leggi e difendere il mio Paese. E lo continuerò a fare, nonostante questi fatti vergognosi. Oggi il Venezuela torna ad essere notizia nel mondo perché la barbarie è entrata, con la complicità della Guardia Nazionale, al Palazzo Federale Legislativo […] è doloroso, ma andremo avanti”. Armas è stato ricoverato in una clinica di Caracas per una ferita sulla testa.

Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito come una “aggressione inaccettabile” l’incursione dei chavisti in Parlamento. In un comunicato ha dichiarato che “la violenza perpetrata durante la celebrazione dell’indipendenza del Venezuela, è un attacco contro i principi democratici di uomini e donne che hanno combattuto per l’indipendenza del Venezuela 206 anni fa”. Anche i membri del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) hanno rifiutato l’aggressione, sostenendo che il potere legislativo in Venezuela è ridotto ad uno stato di “schiavitù” da parte del governo: “Questo è inaccettabile in parte di un processo democratico”.

Per Soto, la lezione di ieri è uno scontro tra civiltà e barbarie: “Nicolás condanna la violenza che alimenta, quella che promuove in tutti i suoi discorsi, perché secondo lui la pace passa attraverso le battaglia, perché quando parla di patria pensa al potere, perché ha bisogno di schiacciare i dissidenti o almeno farci credere che lo farà. Noi invece andiamo avanti”.

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