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Cosa succederà in Alternativa Popolare dopo il passo indietro di Alfano

BEATRICE LORENZIN, lea

Ho scelto di non ricandidarmi alle prossime elezioni. Questa è la mia decisione, perché ritengo che ci siano dei momenti in cui servano dei gesti. Voglio compiere questa azione per dimostrare che io e i miei amici ci siamo impegnati in questi anni a favore dell’Italia, in un momento in cui il Paese rischiava di andare giù nel precipizio”. Così Angelino Alfano, a sorpresa, negli studi di Porta a Porta ha segnato un punto di svolta per Alternativa Popolare.

Un annuncio che rischia di provocare l’implosione di Ap. Da una parte c’è infatti chi vorrebbe tornare nel centrodestra mentre, dall’altra, chi preferirebbe continuare l’intesa con il Partito Democratico. Del primo gruppo dovrebbero certamente far parte Roberto Formigoni e Gabriele Albertini che potrebbero bussare alla porta di Stefano Parisi, come conferma la loro presenza domenica scorsa alla convention milanese di Energie per l’Italia. Il movimento politico fondato dall’ex amministratore delegato di Fastweb si presenterà alle prossime politiche in coalizione con gli altri partiti di centrodestra.

Più sfumata la posizione di Maurizio Lupi che sarebbe tentato dall’ipotesi di una corsa in solitaria, anche se potrebbe, alla fine, anche lui optare per il ritorno a casa. “Alfano è stato il volto pubblico della scelta fatta da molti di noi il 17 novembre 2013, quando abbiamo dimostrato che fare politica vuol dire anteporre l’interesse dell’Italia al legittimo interesse del proprio partito”, ha spiegato lo stesso Lupi. Che poi ha aggiunto: “Una politica seria che si assume la responsabilità di non lasciare il Paese senza governo in un grave momento di crisi economica, una politica che si rimbocca le maniche e collabora con partiti diversi per storia e cultura da quello in cui militiamo per dare risposte concrete alle famiglie e alle imprese. Questo è quello che abbiamo fatto nel corso di questi cinque anni. Anni in cui Alfano ha avuto insieme ad oneri e onori insulti di tutti i generi”.

Verso il centrosinistra e, quindi, il Pd appaiono invece avviati il ministro della salute Beatrice Lorenzin, il presidente della Commissione Affari esteri di Montecitorio Fabrizio Cicchitto, la sottosegretaria ai Beni culturali Dorina Bianchi e il deputato Sergio Pizzolante. Se così dovesse andare, non è escluso che possano unirsi ai Centristi per l’Europa di Pier Ferdinando Casini, Gian Luca Galletti e Giampiero D’Alia che certamente si presenteranno al fianco di Matteo Renzi.

Nessun ritorno nel centrodestra neppure per la portavoce di Ap Valentina Castaldini: “La nostra storia è coerente. Non siamo poltronisti. C’è chi vuole abbracciare l’esperienza istituzionale di questi anni con il Pd, e questo implica che il nostro partito continui a vivere. Da portavoce ritengo che ci sia ancora un’area moderata nel Paese da rappresentare e che il nostro partito possa farlo. Credo ancora in questo progetto: non riesco a immaginarci nel centrodestra di oggi, che non è moderato: il 20% dei voti appartiene infatti a Legae Fratelli d’Italia. Questo non è il centrodestra che ho conosciuto io, non è il Pdl al 38%“.

Insomma, centrodestra, centrosinistra o autonomia? Se ne saprà qualcosa di più lunedì prossimo nel corso della direzione di Alternativa Popolare. Le elezioni si avvicinano.

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