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Il combattimento della fede. Pubblicati i “Diari” di Carmen Hernandez

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In un’epoca come la nostra dove tutto, anche la fede, spesso e volentieri è ridotto a sentimento, un’opera come i diari tenuti da Carmen Hernandez, co-fondatrice insieme a Kiko Arguello del Cammino Neocatecumenale, pubblicati di recente da Cantagalli, rischia di risultare piuttosto indigesta oltre che religiosamente scorrettissima. Si tratta, è vero, di un primo scorcio, che copre il periodo dal 1979 al 1981, in attesa dei volumi che seguiranno; ma è già più che sufficiente per delienare a tutto tondo un’esperienza di fede, appunto, che non lascia scampo nè agli stereotipi di certa agiografia frou-frou nè ai clichè di certa teologia spirituale tendenza new age. Andrebbe insomma decisamente fuori strada, e anzi correrebbe il rischio di restare assai perplesso per non dire scandalizzato, chi cercasse nelle annotazioni dell’Autrice, scomparsa il 16 luglio del 2016, un qualcosa di “edificante” o di “pio”, secondo il significato che comunemente questi termini hanno. Niente di tutto ciò. L’opera di cui stiamo parlando s’inserisce infatti nel solco della migliore e più autentica tradizione della mistica cattolica moderna e contemporanea. Dove il “dialogo” – per usare un’altra espressione sovente equivocata e abusata – tra i due interlocutori, il/la credente e Dio, assume la forma di un vero e proprio combattimento, una lotta interiore senza esclusione di colpi, più che una romantica conversazione al chiaro di luna tra due amanti. E questo perchè la fede stessa – S.Paolo lo dice ripetutamente nelle sue lettere – è un combattimento, tanto esteriore (minacce, pericoli, nemici, persecuzioni, ecc.) quanto interiore. Intendiamoci, lungi dall’essere un’esperienza opprimente, buia e triste come vuole la vulgata laicista, specularmente opposta ma ugualmente miope rispetto a quella pseudo cattolica stile romanzi Harmony, al pari di ogni lirica religiosa che si rispetti ogni pagina dei Diari è una straordinaria e autentica testimonianza d’amore. “L’amore a Cristo che questi Diari evidenziano – scrive Kiko Arguello in apertura del volume – è impressionante. Sembra che il Signore Gesù le chiuse tutte le porte attraverso una sofferenza intensa, perchè si unisse solo a Lui, e Lui solo; da qui la libertà estrema di Carmen: non le interessava niente di questo mondo, solo l’amore a Cristo”. Che è un amore che non ha nulla a che vedere con ciò di cui siamo abituati a (stra)parlare, dove le luci vanno di pari passo con le ombre, le consolazioni (“Che pace, libera, profonda, che gioia! Gesù, come sei misterioso. Solo intravedere la tua presenza, lo stare in Te nella verità, cambia tutto”) con i momenti di silenzio e lontananza (“Dubito di tutto, tutto mi dà timore. Questa vita non mi dice nulla, o Gesù. Se Tu ti facessi presente come anticamente ed io credessi, Gesù mio misterioso…Mistero grande è la vita e la morte”), la gioia di vivere (“Vedere piena di vita la vita…E’ incredibile. Cambia tutto. S’illumina il passato. Apri l’orizzonte e vivere è vivere. Tu sei la Vita”) con il non senso più totale (“Com’è possibile la voglia di vivere dell’uomo? Tutto mi sembra un prodigio ed una insentatezza incredibile. Com’è possibile? Con questo occhio interiore con cui vedo la vita, solamente con l’indifferenza, mi sembra tutto un nulla”), la certezza dell’amore di Dio (“Signore credo in Te, anche se sono abbattuta, triste. Fai bene tutte le cose…Resta come unica risposta il tuo Regno sulla Croce. Gesù, amore mio, misterioso, grande, unico, rallegra la mia vita”) con il dubbio più atroce (“Dubito di tutto, Signore. Sei un Dio misterioso, inspiegabile, inaccessibile, “contraddittorio”…Resti in piedi solo Tu, Signore, e crocifisso”). A Carmen Hernandez Dio concesse – privilegio riservato ai santi – durante tutta la sua vita ma in modo particolare nel corso del mezzo secolo trascorso con Kiko Arguello durante il quale ebbe un ruolo fondamentale nella nascita e nello sviluppo del Cammino Neocatecumenale, un’intimità straordinaria al punto che traspare chiaramente dai suoi scritti come si sia al cospetto di una donna che ha vissuto in profondità la fede, con una fortissima vocazione missionaria sbocciata fin dalla giovinezza e che avrebbe trovato piena realizzazione, dovendo prima passare per vie non sue, nell’opera evangelizzatrice portata avanti in tutto il mondo dal Cammino Neocatecumenale. E proprio a proposito del Cammino, un aspetto importante dei Diari è che essi rappresentano anche una fonte di prima mano per riscostruire, intrecciata con la storia personale dell’Autrice, uno squarcio di storia del Cammino negli anni travagliati del post-Concilio. Anni in cui la chiesa rischiò seriamente di naufragare sotto la spinta di una lettura del Vaticano II – propria della corrente progressista che storicamente ebbe la meglio e che riuscì ad imporre, in ciò supportata da ben precisi ambienti culturali e da una campagna mediatica appositamente orchestrata, un Vaticano II “virtuale” contrapposto a quello reale – a mo’ di cesura col passato e l’inizio di una nuova era. Col risultato che che più d’uno si sentì autorizzato a vivere e pensare la chiesa come se il Concilio fosse l’anno zero, in nome del quale si potevano (e forse si dovevano) mutuare acriticamente categorie e forme della modernità per apririsi al mondo e stare finalmente al passo con i tempi. Ed è così che nacque il Vaticano secondo…me, secondo te, secondo noi. I risultati li conosciamo bene: crisi delle vocazioni e seminari svuotati; crisi del sacerdozio e conseguente abbandono dello stato clericale da parte di tantissimi preti, alcuni dei quali per stare vicino al popolo, come si diceva allora, smisero la talare per andare in fabbrica (sul punto, sarebbe interessante sapere quanti, dopo aver lasciato il sacerdozio, rimasero a fare l’operaio, ma questa è un’altra storia…); bizzarrie e amenità liturgiche di vario genere (messe beat, ecc.); smottamenti in campo morale – esemplare in tal senso la battaglia contro l’Humanae Vitae del Beato Paolo VI, tuttora in corso – e dottrinale (come le varie teologie della liberazione e, più in generale, il tentativo, teorico e pratico, di tenere insieme Cristo e Marx, che in ambito politico sfociò in quel fenomeno che va sotto il nome di catto-comunismo, praticamente un ossimoro). E forse non è un caso se proprio negli anni del Concilio quello stesso Spirito che soffiava nella basilica di S. Pietro – sapendo già cosa sarebbe accaduto di lì a poco – era all’opera per suscitare quelle nuove realtà ecclesiali dove molte delle istanze del Concilio trovarono attuazione, e che ebbero la missione di puntellare la chiesa quando arrivò la tempesta. E’ vero, durante e dopo il Vaticano II ci furono sbandamenti, eccessi ed errori. Ma ciò non accadde a causa del Concilio – come erroneamente sostengono i tradizionalisti – bensì nonostante il Concilio e sulla base di quella lettura del Vaticano II poc’anzi citata. Tornando ai Diari, come ha sottolineato nella Prefazione il Presidente della conferenza episcopale spagnola, card. Ricardo Blasquez, se per l’Autrice la missione itinerante, il fatto cioè di spostarsi continuamente da un luogo all’altro annunciando il Vangelo, era un fardello e una croce a volte molto pesante, i suoi scritti “svelano che interiormente Carmen patì l’inimmaginabile”; ma allo stesso tempo rivelano come questa sofferenza “è stata sempre vissuta in comunione intima e amorosa con Gesù…E’ stato un dolore sofferto in comunione intima con Gesù crocifisso e già glorioso per sempre”. Dolore e sofferenza che se agli occhi del mondo appaiono senza senso e vengono anzi portati come la miglior prova dell’inutilità di Dio, acquistano invece tutt’altro significato in un’ottica di fede: “Come non pensare – conclude il card. Blasquez – che la sofferenza di Carmen, per anni e anni accanto a Kiko, portando silenziosamente la croce della missione, non sia anche un segreto della fecondità del Cammino Neocatecumenale? Le parole di Kiko e la preghiera di Carmen hanno reso potente l’annuncio del Vangelo e la chiamata alla conversione”. Non tutti hanno avuto, come chi scrive, il privilegio e l’onore di conoscere Carmen Hernandez; ma tutti hanno diritto, dice Kiko Arguello, di “conoscere il cuore di Carmen, il suo immenso amore a Gesù Cristo ”. Ora è possibile farlo.

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