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L’esperienza della GNU di Dbeibah con sede a Tripoli è interrotta per volontà dei parlamentari libici, con i poteri trasferiti al primo ministro Hammad. Il rischio di destabilizzazione, e quindi di potenziali conflitti, è altissimo, a maggior ragione se Dbeibah si rifiutasse di rispettare la decisione parlamentare. Un quadro reso ancora più grave dal contemporaneo invio di truppe a Misurata, accompagnato della mobilitazione delle milizie Zintan e di altri gruppi affiliati alla Gnu.

La decisione

I parlamentari libici hanno votato per porre fine al mandato del governo di Tripoli guidato dal primo ministro Abdul Hamid Dbeibah: l’assemblea ha votato per considerare il governo di Osama Hammad, con base nella Libia orientale, come “il governo legittimo finché non verrà scelto un nuovo governo unificato”. Al contempo il Parlamento ha anche nominato il suo presidente, Aguila Saleh, comandante delle forze armate libiche al posto del Consiglio di presidenza.

Si difende il Governo di unità nazionale, sottolineando che la propria legittimità deriva dall’accordo politico libico, che è incorporato nella dichiarazione costituzionale, per questa ragione si impegnerà a rispettarne gli effetti, i quali stabiliscono che il governo porrà fine al proprio mandato solo dopo aver indetto elezioni presidenziali e parlamentari.

La precisazione del governo

Queste le parole ufficiali del governo: “Mentre il governo è concentrato sul miglioramento dei servizi pubblici e sull’attuazione di una serie di misure che contribuiscono a migliorare le condizioni di vita ed economiche del nostro stimato popolo, nonostante tutti gli ostacoli, il signor Aqila Saleh ha incontrato un certo numero di rappresentanti che hanno occupato i loro seggi per quasi un decennio e mezzo. Durante questo incontro, hanno annunciato una serie di decisioni che sono ripetitive nella forma, nella sostanza e nel metodo”.

La reazione

L’attuale capo dell’Alto Consiglio di Stato, Mohammed Takala, ha condannato quelle che ha definito misure unilaterali adottate dalla Camera dei rappresentanti (HoR) senza consultare l’Alto Consiglio di Stato. Secondo Takala l’unica autorità esecutiva è il Consiglio presidenziale e il Governo di unità nazionale, e il comandante in capo dell’esercito libico è il Consiglio presidenziale, secondo quanto stabilito dall’accordo di Ginevra. Per cui ogni mutamento del quadro politico, sostiene, dovrebbe verificarsi solo tramite vie precedentemente concordate: “La ricchezza dei libici dovrebbe essere la base per distribuire equamente la ricchezza nazionale tra la popolazione e non soggetta a quote regionali”.

Le contromosse di Haftar

Le contromosse del generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, sono iniziate già da alcuni giorni: attraverso una mobilitazione di truppe, l’Lna punta a proteggere i confini e rafforzare la sicurezza nazionale. Misurata e Zawiya potrebbero essere i due terreni di scontro con le forze di Haftar. Per questa ragione la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) sta monitorando “con preoccupazione la recente mobilitazione delle forze in varie parti della Libia, in particolare nelle regioni meridionali e occidentali” e chiede alle parti di esercitare la massima moderazione ed evitare qualsiasi azione militare provocatoria che potrebbe essere percepita come offensiva e potrebbe mettere a repentaglio la fragile stabilità della Libia. Le forze dell’Lna sono già schierate a Sabha, Ghat, Ubari, Murzuq, al-Qatrun, Brak, al-Shati e Adiri.

Ma Haftar non è una pedina che agisce solo in Libia, dal momento che Mosca punta sul generale anche per aprirsi un varco fino al Golfo di Guinea attraverso i suoi nuovi alleati nel Sahel, come Niger, Mali e Burkina Faso. E la nuova destabilizzazione in terra libica sarebbe un buon viatico.

Dbeibah sfiduciato, Libia di nuovo in crisi?

Le contromosse del generale Khalifa Haftar, uomo forte della Cirenaica, sono iniziate già da alcuni giorni: le forze dell’Lna sono già schierate a Sabha, Ghat, Ubari, Murzuq, al-Qatrun, Brak, al-Shati e Adiri. Ma Haftar non è una pedina che agisce solo in Libia, dal momento che Mosca punta sul generale anche per aprirsi un varco fino al Golfo di Guinea attraverso i suoi nuovi alleati nel Sahel, come Niger, Mali e Burkina Faso. E la nuova destabilizzazione in terra libica sarebbe un buon viatico.

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