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L’esercito degli Stati Uniti sta prendendo spunto dal conflitto in Ucraina per adottare un approccio diverso alle sfide future della guerra spaziale, concentrandosi su due obiettivi principali: integrare le capacità spaziali nelle operazioni delle forze di terra e sviluppare metodi per interrompere i sistemi spaziali avversari.

Chiare dimostrazioni delle capacità moderne di guerra elettronica sono state fornite durante questi due lunghi anni di conflitto. La Russia ha utilizzato sistemi di interferenza e altre tecnologie dirompenti, offrendo un’anteprima preoccupante degli scenari di combattimento futuri. Da questo contesto, i funzionari militari statunitensi prevedono che le potenze rivali adotteranno tattiche simili in conflitti futuri, potenzialmente lasciando le forze militari americane, e alleate, in ambienti elettronici contesi dove le comunicazioni satellitari e la navigazione affidabili non saranno più garantite.

“La natura brutale e complessa di questo conflitto ha dimostrato che i tradizionali metodi di guerra vengono integrati – e in alcuni casi soppiantati – da nuove tecnologie e strategie”, ha affermato il colonnello Princeton Wright, responsabile delle capacità spaziali e di alta quota presso il Comando di difesa spaziale e missilistica dell’esercito (Smdc).

Gli Stati Uniti sono il maggior consumatore di servizi satellitari per le funzioni militari. L’esercito dipende pesantemente dalle risorse spaziali per funzioni critiche come comunicazioni, navigazione, previsioni meteorologiche e rilevamento precoce dei lanci di missili. Questa dipendenza ha naturalmente portato a un approccio strategico a due punte. Da un lato, l’esercito prevede di collaborare con le altre branche militari per sviluppare tattiche e tecnologie che proteggano i segnali satellitari statunitensi da potenziali interruzioni, assicurando l’accesso continuo a queste risorse vitali durante i conflitti. Dall’altro, sta esplorando capacità offensive che potrebbero negare agli avversari l’accesso alle loro reti satellitari in tempo di guerra.

Un esempio di queste iniziative è l’uso di piattaforme ad alta quota — come droni o palloni — equipaggiate con disturbatori per interrompere i segnali satellitari di navigazione avversari. Sebbene l’idea di utilizzare palloni o dirigibili per scopi militari non sia nuova, questa tattica ha recentemente guadagnato nuovo interesse con l’istituzione della Space Force degli Stati Uniti e il successivo riallineamento della proprietà e delle operazioni satellitari.

Come affermato con una certa insistenza nell’ultimo periodo, soprattutto da attori del governo statunitense e dell’unità militare, la collaborazione con l’industria è ormai una necessità. Anche Wright, in questa occasione, ha rimarcato la necessità strategica di collaborare con l’industria e il mondo accademico su diverse tecnologie spaziali individuate dal Centro di eccellenza dello Smdc. Ciò include lo sviluppo di sistemi che possano operare efficacemente in vari teatri, dall’Europa all’Indo-Pacifico e persino nell’Artico.

Nel documento “Space Vision” pubblicato all’inizio di quest’anno, l’esercito ha esplicitamente espresso per la prima volta l’interesse nello sviluppo di capacità offensive che potrebbero potenzialmente negare agli avversari l’accesso ai loro satelliti di sorveglianza durante i conflitti. Queste unità offensive sono progettate per essere equipaggiate con armi e tattiche asimmetriche o non convenzionali, mirate a contrastare i vantaggi di una forza avversaria nella guerra.

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