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Non solo la recente emergenza a Gaza, che è comunque un acceleratore oggettivo, ma più in generale l’esigenza politica di dare sostanza all’obiettivo della profondità strategica di Ankara (tanto nel Mediterraneo quanto nel Medio Oriente) è alla base dell’ambizioso programma di riarmo della Turchia. Oltre all’accordo già siglato con gli Usa per gli F-16 e le continue interlocuzioni con i vertici degli Eurofighter Typhoon, si registra il via libera alla realizzazione di un nuovo sistema di difesa aerea integrato anti drone. Un passo in avanti deciso.

Steel dome

Si chiama Steel dome ed è il nome del nuovo sistema di difesa aerea integrato anti drone. Recep Tayyip Erdogan in occasione dell’ultimo consiglio nazionale di difesa ha deciso di avviare il programma per via dell’allargamento a macchia d’olio del conflitto a Gaza e dopo l’aumento delle tensioni su tutto il fronte mediterraneo e mediorientale.

Ieri nel palazzo presidenziale di Ankara, alla presenza del presidente, si è riunito il comitato esecutivo dell’industria della difesa turca, nel quale è stata discussa la pianificazione della costruzione di un sistema di difesa che potrebbe essere simile a quello attualmente in uso in Israele. In questo modo sarà possibile creare una rete di controllo su tutto lo spazio aereo turco, che si intreccerà con l’intelligenza artificiale alla base dei sistemi già usati per mini-gommoni kamikaze.

Ma non è tutto, perché al contempo la Turchia ha mantenuto un interesse per gli Eurofighter. Ankara vorrebbe acquistare dai 40 ai 50 aerei, ma la Germania avrebbe ostacolato questa intenzione. In sostanza Erdogan ha candidato il suo Paese al ruolo di garante della pace in Medio Oriente, nella convinzione che una Türkiye “forte sarà garante della pace nella nostra regione, il nostro Paese, che storicamente è stato un rifugio per gli oppressi, manterrà la sua qualità di rifugio per gli indifesi”.

Ankara-Tel Aviv

Prima del folle attacco di Hamas del 7 ottobre, la Turchia era all’opera per ricucire i suoi legami con Israele, ma dal giorno successivo il quadro politico è cambiato per volontà del governo. Erdogan ha definito la risposta di Netanyahu “un genocidio” e ha bloccato tutti gli scambi commerciali bilaterali.

È di oggi la decisione di presentare formale petizione per unirsi alla denuncia di genocidio contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia: Ankara aveva precedentemente espresso l’intenzione di essere co-querelante nel caso sollevato dal Sudafrica. La delegazione turca all’Aia verrà guidata da Cüneyt Yüksel, deputato del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) di Erdoğan e presidente della commissione giuridica del Parlamento turco che ha annunciato: “Se la petizione verrà accolta, la Turchia prenderà parte al processo”.

Ankara-Kyiv

Nel frattempo la strategia turca si dimostra ancora una volta a trecentosessanta gradi, con la consegna all’Ucraina della seconda corvetta di costruzione turca. Le navi turche di classe Ada sono in grado di colpire aerei, altre navi e sottomarini. Si tratta delle corvette ‘Hetman Ivan Vyhovskyi’ e ‘Hetman Ivan Mazepa’, che agiranno non solo nel Mar Nero. Il tutto mentre Ankara ha ratificato un accordo di libero scambio (ALS) con Kyiv: le parti hanno inoltre ribadito l’obiettivo di aumentare il commercio bilaterale fino a 10 miliardi di dollari, dagli 7,3 attuali.

Così Erdogan scommette su diplomazia e difesa

Erdogan promette alla Turchia il ruolo di garante della pace in Medio Oriente: Steel dome è il nuovo sistema di difesa aerea integrato anti drone. Il programma nasce per via dell’allargamento a macchia d’olio del conflitto a Gaza e dopo l’aumento delle tensioni su tutto il fronte mediterraneo e mediorientale. Al contempo la Turchia ha mantenuto un interesse per gli Eurofighter

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