Lo scrittore argentino Oliverio Girondo diceva che per “qualificare una persona come un (non) lettore di poesia sono necessarie due caratteristiche: amore incondizionato per il genere e inspiegabile poca dedizione alla sua lettura”. Ed è che l’amante di poesia è un lettore di closet, lettore occasionale, un lettore poligamo che tradisce i versi quando trova un romanzo nel cammino che gli ruba il cuore e le ore di sonno.
Versi per riuscire a dormire, per smettere di arrabbiarsi, per riflettere, per innamorare. Per andare in tram o per piangere. La poesia è un gesto quotidiano, in ogni cultura, nei dettagli e nelle azioni. E questo mercoledì, con il solstizio della primavera, si festeggia il suo potere attraverso la parola dei grandi poeti. Nell’edizione di quest´anno, la Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ha scelto di celebrare la Giornata Mondiale per la Poesia a L’Aquila. La missione è quella di portare luce alla città, distrutta dal terremoto del 6 aprile 2009; un luogo che ha visto cadere in mille pezzi la propria architettura e le ricchezze artistiche e culturali.
Girondo sostiene che “quando apre un libro di poesia, il (non) lettore di poesia riscopre una goduria che protegge sempre ma che non cerca di ripetere di continuo ma con margini di tempo; nelle librerie contempla con nostalgia la sezione dei versi mentre cammina verso la cassa con l’ultimo romanzo di Houellebecq sotto il braccio; ha uno o due poeti preferiti che rilegge senza insistenza e alcune notti si immagina quanto sarebbe felice se potesse leggere unicamente poesia. Perché è così? Nessuno lo sa”.
