Varata inoltre una riduzione delle rose (dai 24 tesserati attuali al tetto dei 22). Le cifre eccedenti spese dai club finiranno in un “fondo”. Verranno tolte alla mutualità e ritrasferite a chi fa risultati nei tornei giovanili (nella misura del 50% e per il restante 50% a chi rispetterà le nuove regole). Nella prossima riunione di Lega del 5 aprile si parlerà, tra l’altro, di riforma dei campionati, con probabili nuove regole sui play-off e play-out.
E’ singolare, ripeto, che queste novità arrivino dalla seconda divisione (grazie anche al lavoro di staff portato avanti da Abodi con il D.G. Paolo Bedin) e non dalla prima, dove si continua a parlare di “grandi manovre”, ma alla sentiamo (noi addetti ai lavori) sempre le stesse promesse che vanno avanti da anni. Ormai è un tormentone: stadi nuovi, maggiore attenzione ai ricavi, una migliore distribuzione dei diritti tv e stadi finalmente confortevoli. Nella realtà, poi, non succede nulla e vediamo molto difficile che si arrivi a una serie “A” a 16 squadre. Minimo minimo bisognerà aumentare la percentuale di mutualità per i club che dovessero finire in serie B, una volta attuata la riforma.
Capitolo a parte è la situazione della Lega Pro. Si parla anche qui di novità sul fronte della riduzione delle squadre iscritte dal 2014/15. Dai 69 team iscritti a 60. Mario Macalli (presidente della terza divisione) promette di arrivare ad un’unica divisione (con 3 gironi da 20), ma la verità è anche un’altra: la riduzione, ci sarà ma non tanto per volontà della Lega, quanto per la crisi, perché si attendono, a fine stagione, problemi seri per molti club (che potrebbero non riuscire ad iscriversi per il prossimo campionato).
Quello che trovo positivo è che questo rinnovamento parte da un presidente-manager come Andrea Abodi (romano, 53enne), che, per nulla colpito dal passo indietro della votazione in Lega serie A (dove si era presentato insieme a Maurizio Beretta, attuale numero uno), è tornato a lavorare seriamente per migliorare questa seconda divisione, puntando su una “pax sociale” tra i 22 club di B, mentre se pensiamo alla Lega della prima divisione è l’esatto contrario: solo caos e contrasti continui tra big e tra grandi e medio/piccoli club.
Quando la prima divisione capirà che è importante seguire il “modello Abodi” (nel mese di aprile il presidente di B presenterà anche i primi step raggiunti all’interno del progetto “B Futura“) attivato all’interno della “cadetteria”? Speriamo che qualcuno sappia cogliere questa mia sollecitazione, perchè altrimenti il futuro è veramente buio. E non c’è più tempo da perdere.