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Il passaggio di testimone da Benedetto XVI a Papa Francesco

Conclave 2005. Il cardinale Joseph Ratzinger vota per il cardinal Jorge Mario Bergoglio. Il cardinal Bergoglio, presunto antagonista del cardinal Ratzinger, vota per il cardinal Ratzinger e spiega di non voler essere Papa invitando piuttosto a sostenere il futuro Benedetto XVI. Questa ricostruzione degli eventi interni alla Cappella Sistina mai smentita è diventata di comune accettazione. Non si tratta di mera ricostruzione storica: con l’elezione di Papa Francesco come successore di Benedetto XVI quegli eventi sono uno strumento di comprensione del futuro che ci aspetta con questo pontificato. Tenendo anche presente che i primi atti del nuovo pontefice sono stati sì carichi di significato, ma forse al contempo anche un po’ mascherati dalla rappresentazione ancora più caricata che ne hanno dato i media.

Intorno a Papa Francesco e ai suoi gesti di semplicità e umiltà è stata riversata una melassa che spesso è stata semplicisticamente esaltata quasi in contrapposizione a ciò che c’era prima, consapevolmente e inconsapevolmente. È un facile schema mediatico che funziona nella mente della gente, ed è inoltre alimentato da alcune realtà che da alcuni decenni predicano ad ogni occasione una frattura tra un prima e un dopo della Chiesa. A questa pulsione progressista risponde in modo speculare una pulsione iperconservatrice che cede alla tentazione di accettare lo schema prima-dopo, rovesciando la valenza positiva sul prima e contestando a priori l’adesso.

A me pare che questi schemi siano del tutto lontani dalla realtà e dalla storia, e soprattutto dalle esigenze della Chiesa. E sono soprattutto lontani dalla verità e da quello che veramente rappresenta Papa Francesco. Per questo ho cominciato dal conclave del 2005: per sottolineare che gli elementi di continuità negli ultimi pontificati sono evidenti e solidi, mentre le differenze di stile sono appunto solo questioni di accenti. Le differenze, anzi, sono forse una risposta e un adattamento alle necessità dei tempi. Nello specifico, sembrano molto importanti oggi la capacità di stare “su strada” e “fra la gente” di Papa Francesco, i suoi segnali di semplicità e vicinanza alla gente.

Ma questi tratti che contraddistinguono il carattere dell’attuale pontefice vanno nella stessa direzione di quella che era la caratterizzazione teologica e apparentemente opposta di Papa Benedetto XVI. Non c’è differenza nella sostanza del magistero ecclesiale e pontificale degli ultimi pontefici. Le sfide cui si trova davanti Papa Francesco sono le stesse che gli ha affidato Papa Benedetto, sono quelle per le quali Ratzinger ha ritenuto di non avere il vigore fisico per avviare una fase nuova e ha passato il testimone, ritenendo che chi sarebbe venuto dopo di lui avrebbe perseverato nella stessa linea con slancio adatto ai tempi. E non credo che Benedetto XVI si sia sbagliato. È un bene che la scelta dei cardinali sia caduta su Bergoglio: il cardinale argentino ha tratti distintivi che sono assolutamente capaci di creare un forte impatto fra la gente, di farlo sentire vicino. E di questo c’è bisogno. Il tema fondamentale cui si trova davanti la Chiesa cattolica non è altro che la nuova evangelizzazione.

Esistono purtroppo tanti altri problemi – dall’organizzazione curiale alla crisi economica, dall’attacco ai valori fondamentali alla persecuzione esplicita dei cristiani – ma in qualche modo discendono tutti da una realtà di partenza: la scristianizzazione, soprattutto quella di una parte del mondo, che però è la parte del mondo che segna la strada. In occidente, e in modo diverso in certi ambienti dell’America Latina, i cristiani sono sempre meno cristiani, spesso manifestando – più ancora che scelte diverse – semplicemente (e in modo ancor più grave) ignoranza religiosa, incomprensione e disinteresse. Questo è il punto: manca la base su cui costruire un modello di società. Non che sia un fatto nuovo, ma è comunque il problema di oggi, forse accentuato dalla globalizzazione e dai nuovi strumenti di comunicazione.

La sfida della Chiesa cattolica e di Papa Francesco è dunque quella di tornare a diffondere la buona novella, il messaggio cristiano. È dare agli abitanti del pianeta (!) gli strumenti prima di tutto culturali e poi religiosi per fare scelte consapevoli in campo religioso e di conseguenza nella scala dei valori e quindi in ultima istanza nella società e nelle scelte politiche. È molto più difficile oggi difendere i valori cristiani nella vita sociale delle nazioni se i cittadini di quelle nazioni non li conoscono e non li riconoscono, non ne comprendono il senso. C’è un problema di visione antropologica che non è più largamente condivisa, che spesso è misinterpretata dai media e di conseguenza non riesce ad essere efficace e a portare la sua forza dirompente nella società. Si percepisce in forma caricaturale come un pregiudizio clericale tutto ciò che invece è profondamente umano, frutto di secoli di sapienza profonda e di convincimenti radicati e giustificati. Valori non necessariamente da tutti condivisi, ma certamente più solidi, organici e coerenti di tanti frutti estemporanei della società liquida, del pensiero debole e del relativismo. Valori cristiani ma per questo umani e laici, universalmente validi, non confessionali. Papa Benedetto ha aiutato a ristrutturare la base intellettuale dei valori cristiani, immutabili ma da incarnare epoca per epoca.

In perfetta continuità, al pontefice successivo è passato il compito di trasporre quegli stessi valori e quelle basi culturali al livello della gente. Perfetta quindi appare la figura di Papa Francesco, che sembra essere in grado di farsi percepire più vicino alla gente. Ma più vicino a quale scopo? Per evangelizzare, per trasmettere quegli stessi valori, quella stessa visione antropologica, quella stessa fede viva in una Persona, quella stessa speranza.

Con l’esempio, con i gesti, con le parole, la cui scelta a volte sembra diversa, sono molto significativi e sembrano strumenti davvero molto adatti ai difficili giorni di oggi.
Ma non c’è dubbio che il messaggio che Papa Francesco trasmetterà sarà lo stesso di sempre, e allo stesso modo accetterà e affronterà le sfide dei tempi odierni, del nuovo secolarismo e della nuova indifferenza, e lo farà senza cedimenti, ammiccamenti, tentennamenti. Misericordia, umiltà, semplicità, sobrietà, carità, sono parole da sempre essenziali nel cristianesimo. Le sottolineature che ne fa il nuovo Papa sono significative, ma oltre ad essere sempre state il cuore delle convinzioni di chi crede, servono a trovare strade adatte all’oggi per avvicinare le persone e indicare loro la strada della salvezza cristiana. Senza però accondiscendenza. Credo quindi che i pontificati recenti e quello attuale vadano letti in continuità, con la ripetuta e al contempo rinnovata sfida religiosa ma anche culturale all’incredulità e all’indifferenza del mondo, da cui scaturiscono strutture sociali lontane e spesso ostili alla visione cristiana.

Il pamphlet, firmato, tra gli altri, da Bruno Mastroianni, Paola Binetti, Claudio Scajola, Elisabetta Gardini, Raffaello Vignali e Gianfranco Rotondi, sarà scaricabile da domani dal sito www.caravella.eu.

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