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Non dimentichiamo le storie dei profughi siriani

La Siria continua ad essere dilaniata dalla guerra civile. La diplomazia internazionale si riunirà per una nuova conferenza di pace nel tentativo di trovare una soluzione. Il vertice in programma il 22 gennaio non si aprirà a Ginevra come inizialmente previsto, bensì nella vicina Montreux, in Svizzera. L’obiettivo è quello di arrivare ad un accordo sul processo di dialogo ideato dagli Stati Uniti e dalla Russia che prede un governo di transizione e nuove elezioni.

Ma intanto il Paese è al collasso e il popolo siriano continua ad essere in pericolo. In tre anni sono morte più di 120 mila persone. C’è poi il dramma dei profughi. Secondo l’associazione umanitaria per l’infanzia Plan, l numero di siriani che abbandonano il Paese è in continuo aumento: i rifugiati che stanno cercando protezione nei Paesi “vicini” sono 2 milioni e 900 mila. Proprio per sostenere dei profughi siriani l’AVSI, la Onlus che dal 1972 è impegnata in oltre 100 progetti cooperazione allo sviluppo nelle zone più calde del mondo, ha presentato ieri al Campidoglio l’evento  “Quale speranza per la Siria? Con AVSI storie di un nuovo mondo”. L’idea è quella di raccontare attraverso storie ed esperienze vissute in prima persona nei campi profughi in Giordania e Libano ciò di cui hanno bisogno i siriani costretti a scappare. In questi due Paesi AVSI opera sin dall’inizio del conflitto per accogliere 13 mila persone in fuga. Ad oggi ha distribuito materiali per combattere il freddo dell’inverno a 2.875 persone, ha assistito con cibo e medicinali 4.367 persone, ha sostenuto 1.183 famiglie con 5.180 pacchi alimentari, ha tenuto corsi di recupero per 308 bambini, ha supportato 676 giovani con attività psico-sociali, ha reso possibile la nascita di tre nuove vite e decine di attività costruite sui bisogni delle singole persone.

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