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Il Corriere della Sera getta una luce renziana sul bilancio bersaniano del Pd

Ragà, è fatta: Matteo Renzi ha conquistato la casamatta del potere editoriale senza neppure volerla rottamare.

No, non stiamo parlando del quotidiano Europa, renziano in pectore e della prima ora. No, non stiamo neppure parlando dell’Unità, che prima o poi si adeguerà al nuovo verbo renziano, e già da alcuni giorni sta assimilando i primi dettami del sindaco. D’altronde, se pure Maurizio Landini, leader tosto e barricadero della Fiom-Cgil, inizia a renzeggiare su Job Act e articolo 18 allora la rivoluzione rottamatrice è già vinta prim’ancora di cominciare.

Ma torniamo alla casamatta e non divaghiamo. La casamatta editoriale e giornalistica, ovviamente, è il Corriere della Sera. Già un editoriale di Ferruccio de Bortoli (nella foto) di alcuni giorni fa aveva fatto preannunciare – come notato da Dagospia e dal Foglio – un primo, lento ma al contempo non impercettibile cambio di rotta del Corrierone: basta incensare Enrico Letta e le larghe intese defunte, avanti tutta con prime dosi di renzismo. D’altronde, si sa, i poteri forti non possono che stare dalla parte dei forti, e ora è Matteo Renzi il forzuto della politica italiana. Con gran giubilo di azionisti forti e forzuti di Rcs come Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca, e di Diego Della Valle, patron di Tod’s.

Nel frattempo, per non restare troppo in surplace rispetto alle nuove tendenze, la Stampa ha quasi cercato di sorpassare in renzismo i primi accenni filo-rottamatori del Corriere debortoliano. E così ieri l’austero quotidiano torinese di proprietà della Fiat ha sparato a tutta pagina una conversazione di Renzi con Federico Geremicca in cui il sindaco di Firenze ci teneva a sottolineare che, per carità, lui è sì un giovanotto come Enrico Letta e Angelino Alfano ma non ha nulla da spartire con coloro (appunto Letta e Alfano) che sono arrivati al governo grazie a Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi. Bene, bravo, bis.

Ma il quotidiano di John Elkann diretto da Mario Calabresi non faceva in tempo a fare uno scatto in direzione di Firenze che da Milano il Corsera lanciava più che una intervista a Renzi: sparava un articolo di Maria Teresa Meli in cui si disegnava il bilancio del Pd come quello della Rizzoli: spese a go-go, debiti, assunzioni non sempre fatte col merito, doppi e tripli incarichi ecc. Un colpo giornalistico che ha fatto tramortire i bersaniani-dalemiani-cuperliani (che pure in passato gongolavano per i pezzi sempre informati di Meli) e fatto gioire i renziani. Bene, bravi, bis.

E hai voglia a twittare come ha fatto ieri fin dal mattino il tesoriere del Pd, Antonio Misiani, per precisare, contestualizzare e confrontare. Ormai la corazzata del Corriere, abituato a decenni di campagne di contro-informazione e contro i poteri – tutti i poteri – aveva agguantato la questione e ne ha fatto (giustamente, da veri giornalisti) un titolone da prima pagina e con le prime pagine del quotidiano a fare le pulci al bilancio del Pd come avrebbe fatto il Fatto.

Avanti tutta: il renzismo trionferà.

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