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Meno male che anche i grandi cineasti sbagliano.

Meno male che i mostri sacri del Cinema sono bravi a immaginare ma non a prevedere. Prendete Kubrick per esempio e il suo “2001 Odissea nello spazio”. Pensate se veramente ci toccava in sorte, oggi, di intraprendere un viaggio interstellare. Con la fissa della democratizzazione dei consumi, saremmo dovuti partire, tutti, con qualche navicella spaziale low cost che, altro che stelle, ci portava direttamente all’altro mondo.
Vi ricordate, nel film di Kubrick – era il 1968 – quanto erano moderni e tecnologici gli interni delle astronavi? Quanto erano sofisticati i vestiti degli astronauti? Ecco provate a pensare come sarebbe oggi. I mobili ognuno se li dovrebbe portare dall’ikea con l’odissea, quella si, del montaggio con la chiave a brugola che sarebbe lo strumento più sofisticato in dotazione. Oltre all’iPad, ovviamente, che però nello spazio con la Wind non prenderà mai. Non prende a tempo di pace, figuriamoci a tempo di guerra.
Magari avessimo almeno un vecchio hal9000, varrebbe perfino la pena rischiare di voltargli le spalle. Sarebbe sempre meglio dei rischi che corriamo continuamente con gli aggiornamenti di Windows. Neanche i computer in tutti questi anni hanno messo giudizio. Ad Heidegger gli prenderebbe un colpo a vedere come siamo stati così scoglionati da non essere stati capaci di ucciderci di tecnologia. Infatti moriamo d’acqua e di fuoco. Esattamente come gli ominidi, quelli che Kubrick sistemò di fronte al monolite nero nell’alba dell’uomo. Monolite, simbolo della stupidaggine, di un’assoluta mancanza di spirito critico. Ed essendo che la vera natura dell’uomo non è la ricerca della felicità ma la ricerca di un terreno perché siamo intimamente tutti appaltatori, senza neanche fare la Scia abbiamo tirato sù, sul monolite, altri quattro piani abusivi. Un’eredità di stupidaggine per figli e nipoti. Ecco, ora che vi state preparando per il pranzo di Capodanno, ricordiamoci che nell’idea di Strauss la sua musica non doveva essere il segnale per tirare fuori dal forno il pollo ripieno. Almeno, così diceva Zarathustra.

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