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La risposta di Possibile

Il 26 giugno avevo pubblicato alcune riflessioni su Possibile di Pippo Civati e avevo anche avanzato alcune domande. Questa mattina ho ricevuto da parte di Paolo Cosseddu, a nome di Possibile, una risposta che pubblico integralmente di seguito.

“Buongiorno ho letto il vostro articolo e desidero rettificare alcuni errori fattuali di questa ricostruzione:

– l’associazione non ha mai raccolto soci o tesserati, infatti come forse ricorderai l’anno scorso adottammo il gadget simbolico del portatessera
– ne deriva che non esiste, come citato, una “piattaforma di iscritti e iscritte” (come ad esempio nel Pd), esiste solo un database di persone che ricevono una newsletter (e non è nemmeno paragonabile al database di coloro che votano alle primarie, per capirci), e che quindi non possono costituire una base elettorale
– in particolare, abbiamo iniziato a costruire quel database a partire dal 2010, con i partecipanti della prima Leopolda, e abbiamo continuato da allora. In esso vi sono moltissimi militanti, dirigenti, amministratori e persino parlamentari del Pd, credo anche il Presidente del Consiglio. Del resto iscriversi a una newsletter manifesta l’interesse a restare informati, come mettere un like a una pagina pubblica di Facebook, non equivale alla sottoscrizione di un soggetto politico nemmeno nella più liquida delle visioni: è quindi un po’ difficile pensare che quella sia una base certificata che può esprimersi su cosa va o non va fatto in Possibile
– a quelle persone, quindi, noi continueremo a mandare una newsletter: ma, da domenica 21, l’associazione ha deliberato di cedere i propri poteri all’insieme delle persone che fino al 31 ottobre effettueranno l’iscrizione. Loro potranno partecipare e votare alla definizione definitiva (scusa il bisticcio di parole) di Possibile.

Resta il problema di dover gestire una gran quantità di cose, da qui a ottobre: a chi affidarle? A chi farle votare, se non c’è la base elettorale? Da qualcuno che magari sta nel Pd e non ha nessun interesse in Possibile? È un po’ una situazione uovo/gallina: chi nomina gli organismi di un soggetto se ancora non si sa chi ne fa parte? Da qui la necessità di darci tre strumenti molto agili, che scadranno a fine ottobre (e in cui Civati stesso, per capirci, non avrà un ruolo più rilevante degli altri membri):
– uno organizzativo per gestire tesseramento, comunicazione, strumenti, organizzazione eventi, questo sarà ufficializzato a breve e conterrà molto banalmente le persone che operativamente già lo stavano facendo, e che in gran parte sono tecnici e volontari
– uno in grado di lavorare alla proposta politica, con l’impegno di stimolare la partecipazione, canalizzare le proposte e organizzare la discussione, e qui invece c’è una composizione che in buona parte inserisce persone che nemmeno vengono dalla nostra comunità politica o dal percorso che abbiamo fatto in questi anni, ma che condividono i nostri valori e hanno dimostrato interesse per questo nuovo soggetto
– uno di garanzia, anche questo in fase di completamento, che addirittura conterrà persone che in Possibile non ci entreranno per niente, ma che per storia e competenze possono garantire capacità e indipendenza di giudizio.

Faccio presente, infine, che per la prima volta stiamo parlando di un soggetto che non nasce da federazione e nemmeno da scissione, nel senso che non c’è una classe dirigente numerosa che si stacca o si federa per costruire un soggetto nuovo e quindi sussume la fase costituente, come ad esempio è successo con la nascita del Pd.
Mi sarei potuto limitare a ricordare che i ruoli negli esecutivi, nelle democrazie occidentali, sono nominati e non elettivi: nessuno elegge i ministri, e nessuno elegge i membri delle segreterie dei partiti. Ma ho preferito spiegare tutto il percorso per dire che, ecco, l’accusa di dirigismo proprio non ci sta, e che davvero stiamo cercando di fare le cose per bene, specie se ci si ferma un attimo a riflettere sulla complessità della situazione.
Un saluto caro.”

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