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Mafia Capitale o Romanzo Criminale?

Quando, da ragazzo, preparavo di esami di diritto e procedura penale, il docente insisteva sempre su un punto: un bravo inquirente non deve mai accontentarsi – come prova – di una confessione, ma deve sempre cercare dei riscontri di fatto che ne attestino la veridicità.

Riflettevo su questo insegnamento d’altri tempi, scorrendo le pagine che i media stanno dedicando alla resurrezione, dopo mesi di silenzio, di Mafia Capitale. Ormai manca solo che la Procura e il ROS ingaggino il commissario Montalbano per combinare una trasmissione da prima serata (come si faceva una volta con i famosi ‘’sceneggiati’’ grazie ai quali gli italiani vennero a contatto con la grande letteratura) con un’ennesima puntata de ‘’La Piovra’’ (in trasferta).

A leggere gli ampi stralci delle ordinanze si ha l’impressione di imbattersi in quello che – una volta – veniva definito un teorema. Oggi, in termini più moderni, lo chiameremmo ‘’romanzo criminale’’. I documenti iniziano con un’ampia descrizione del contesto: la capitale è nelle mani di un gruppo di mafiosi che ne controlla la vita pubblica, gli appalti, gli affari.

Per dimostrare la fondatezza della tesi – come in un saggio – si virgolettano, qua e là, mozziconi di frasi, stralci di conversazioni scelte – spulciando fior da fiore – in anni di intercettazioni telefoniche. Ciò che i malandrini dicono al telefono diventa di per sé la verità rivelata come se ne avessero parlato in confessionale.

E’ sufficiente cazzeggiare al cellulare per dimostrare la sussistenza di connivenze, corruttele, brogli, turbative d’asta, giri di mazzette e quant’altro. Si dirà che non c’è fumo senza che vi sia anche arrosto. Ma basta questa considerazione in un processo penale? No, bisogna trovare traccia dei trasferimenti, dei conti correnti, delle erogazioni di denaro che tengono insieme la rete malavitosa, la quale, in verità, esiste e non è un’invenzione di qualche zelante pm (magari desideroso di farsi una DIA sotto casa).

Ma anche nel contrasto alla delinquenza… est modus in rebus. Andiamoci piano a scomodare la Mafia quando si ha a che fare con dei classici prototipi del ‘’generone romano’’ che hanno deciso di mettersi in proprio.

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Mesi or sono al giovane premier venne l’idea di candidare Roma per ospitare i Giochi Olimpici. Di conseguenza  trovò il modo di rimproverare Mario Monti di avere, a suo tempo, rinunciato a quell’opportunità. E adesso?  E’ ancora sostenibile quella candidatura in una città che viene presentata al mondo come la Suburra della corruzione?

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I media hanno dedicato molto spazio a una conversazione tra Salvatore Buzzi ed uno dei suoi interlocutori mariuoli, a proposito dell’assunzione di dure giovani donne. Tralasciamo i commenti sulle fattezze delle ragazze (che Buzzi sia un trucido non lo nega neppure lui). Ma che senso ha avuto pubblicare quelle intercettazioni? E’ un reato essere assunti (come sovente accade, secondo le statistiche, in Italia) tramite raccomandazioni?

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Al G7 in Baviera Matteo Renzi è stato accolto da una banda in costume tirolese al suono gioioso di ‘’Azzurro’’. I cronisti (invece di chiedersi  se mai ci fosse un briciolo di umorismo seppure ‘’freudiano’’) hanno sbagliato persino l’autore . La canzone che non è di Adriano Celentano ma di Paolo Conte.

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Chi è responsabile delle politiche previdenziali del Paese ? Giuliano Poletti o Tito Boeri ? Il Ministero o LaVoce-Info ?

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