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Noi, figli in provetta, comprati al mercato

mi hanno educato al pensiero che la vita sia un dono. talora ne dubito, ma sono fermamente convinto che i figli non possono essere un diritto. mi ha colpito l’intervista a  stephanie raeymaekers, fondatrice dell’associazione “donorkinderen” (figli di donatori), pubblicata da tempi.it.

Come ha influito tutto questo sulla vita della vostra famiglia?

Io voglio bene ai miei genitori e voglio bene a mio padre, che resterà sempre tale, anche se non mi ha concepito biologicamente. Però i rapporti sono stati influenzati, per forza di cose. Quando l’ho saputo, mio papà mi ha detto: «Il fatto che tu non sia mia biologicamente interferisce nel rapporto che io ho con te. Tu infatti mi ricordi costantemente che io sono sterile».

Che cosa significa essere nata in provetta da un donatore di sperma anonimo?
Mi sento come se mancasse un pezzo del puzzle. È frustrante perché voglio sapere da dove vengo, ma per legge non posso. A 25 anni ho avuto una crisi di identità, perché mi sono sempre concepita figlia biologica di una persona che non era davvero mio padre. È stato stranissimo: tutto cambia, anche se tutto resta uguale“.

le esperienza personali vanno valutate con prudenza, ma dinanzi a questa intervista non posso che chiedermi come mai nessuno dia mai voce ai figli della provetta, degli uteri in affitto e delle banche dello sperma.

 

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