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Italia, la colonia segreta dell’Impero di Sua Maestà

L’Italia è un grande Paese. Ne sono convinto da sempre, ma una delle certificazioni più inconfutabili di questa realtà, spesso misconosciuta o nel migliore dei casi sottovalutata, viene adesso dall’ultimo libro di Giovanni Fasanella, “Colonia Italia”, in libreria da qualche giorno per i tipi di Chiarelettere. Fasanella, basandosi in gran parte su documenti inediti recentemente desecretati dalle autorità britanniche, racconta come e con chi la Gran Bretagna ha cercato di influenzare la politica italiana dal 1919. All’origine, il controllo dei giacimenti petroliferi e delle rotte marittime: la più grande flotta militare del mondo di allora non poteva rischiare di restare a secco mentre, come combustibile, il carbone lasciava il posto all’oro nero.
Controllare l’Italia significa controllare il Mediterraneo e controllare il Mediterraneo è la condizione fondamentale per sorvegliare l’estrazione e la distribuzione del petrolio. Mettere le mani sull’Italia, per gli inglesi, è pertanto il presupposto per mantenere e consolidare il ruolo di una potenza mondiale che in quanto tale deve possedere la chiave per regolare a suo piacimento l’alimentazione dell’economia mondiale, saziando se stessa, premiando gli amici e condannando i nemici alla carestia energetica.
Ed è appunto dal 1919 che comincia una sofisticata operazione strategica fatta di corruzioni, depistaggi, disinformazione, manipolazioni, lusinghe e minacce ai danni del nostro Paese. Un’operazione però che non sarebbe mai riuscita senza la convinta, a volte credula e a volte cinica, adesione delle centinaia di persone, tutte elencate nell’appendice del libro si Fasanella, che si sono lasciate corrompere, depistare, disinformare, manipolare, lusingare e minacciare.
Le autorità inglesi hanno dunque perseguito con successo il loro interesse nazionale, lucrando sul riverbero di un prestigio imperiale forse crepuscolare ma ancora percepibile e speculando sull’esibizione di una lealtà tanto conforme al cliché britannico quanto lontano dalla realtà dei fatti e dei comportamenti. Non si può dar torto alle autorità inglesi, va detto, perché se lo scopo di una classe dirigente è perseguire in primo luogo l’interesse nazionale, va riconosciuto che questo interesse è stato ed è la stella polare non solo dei ministri e dei parlamentari di Sua Maestà, ma anche di giornali, media, centri studi e riviste specializzate. L’opera di disinformazione sulla “Colonia Italia” si serve infatti, ampiamente, di testate e corrispondenti prestigiosi. Impressionanti, ad esempio, gli articoli su “The Observer” e su “The Guardian”, nonché i servizi della stessa Bbc, che precedono e seguono la strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969: un’operazione – dicono le carte – mirata a screditare la politica italiana e a favorire un golpe militare, voluto dagli stessi inglesi e bloccato in extremis dall’intervento americano. L’Italia, grazie all’Eni e alla politica filoaraba di Aldo Moro, stava per espellere la Gran Bretagna dal Mediterraneo e dal Medio Oriente. E All’Italia, che stava per spiccare il volo, “hanno sparato alle gambe”, come mi confidò personalmente anni dopo un diplomatico che visse quelle vicende dall’interno.
Ma l’Italia è un grande Paese. Perché è ancora in piedi. Nonostante la campagna di Indro Montanelli contro Enrico Mattei. Nonostante l’uccisione dello stesso Mattei. Nonostante la campagna di Ugo La Malfa che portò in galera Felice Ippolito, colpevole di progettare l’indipendenza energetica italiana. Nonostante la morte di Aldo Moro, certamente perpetrata dalle Brigate Rosse ma altrettanto certamente del tutto conforme agli interessi britannici in Italia. Nonostante le centinaia di giornalisti pronti e proni nell’abbeverarsi delle veline del Foreign Office. Nonostante il non giustificato ossequio per la sedicente libera stampa inglese.
L’Italia, si sa, non è fatta solo di anglofili. Ci sono anche austriacanti e filoamericani, filosovietici e terzomondisti, amici della Cina e innamorati del Paraguay, mentre non mancano gli adoratori del dio Po, i neoborbonici e i nostalgici della casa d’Este.
Eppure l’Italia è un grande Paese. Perché non mancano i semplicemente italiani. Che non si genuflettono davanti al Guardian e che anche davanti ai servizi della Bbc si chiedono: siamo sicuri che la fonte non sia una velina del MI6?


Il libro di Giovanni Fasanella

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