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Ecco perché ho votato Sì al referendum Alitalia

Di Fabrizio Gennaro

Ho votato Sì perché il futuro del commissariamento mi spaventa. Abbiamo già vissuto questa esperienza ed è stata traumatica. Ho visto decine di amici e colleghi andare via, da un giorno all’altro nel 2008 con l’arrivo del professor Augusto Fantozzi. Tagli dolorosi fatti senza alcun criterio di meritocrazia, ma solo per tenere in vita il più possibile l’azienda tagliando quei settori che generavano costi.

No, non voglio rivivere quell’esperienza. E come me tutti i colleghi con cui mi sono confrontato che hanno scelto il Sì lo hanno fatto con la stessa motivazione. Nessuno ha votato Sì perché convinto della bontà di questo ennesimo piano di rilancio. Né io, né loro.

Sappiamo che rimettere in piedi questa compagnia è impresa disperata, forse hanno ragione quelli del No a dire che sarebbe stato un piano di corto respiro, che fra due anni ci saremmo trovati in identica situazione, ma almeno altri due anni si andava avanti. E in questo tempo magari si concretizzava l’interesse di Lufthansa di cui si parla da tempo. Il mondo del trasporto aereo cambia velocemente e non possiamo prevedere il futuro da qui a due anni.

Il No è una bella scelta romantica, per affermare la propria dignità, ma anche una scelta miope. Il commissariamento porterà vera macelleria sociale. Continuare a sognare un piano B, dove lo Stato – che fino ad oggi si è sempre tirato indietro, limitandosi a fare il mediatore – interviene e ci salva tutti è illusorio. Anche un po’ infantile. Rispetto tutti i colleghi che hanno scelto questa strada, ma presto se ne pentiranno. Ma sarà troppo tardi. Spero di sbagliare.

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