Alla fine l’Italia ce l’ha fatta. Dopo anni di raccolta firme, dove si annoverano anche personalità prestigiose e internazionali come il sindaco di New York, Bill de Blasio, con voto unanime l’arte del pizzaiolo napoletano è diventata patrimonio dell’umanità. L’obiettivo è stato raggiunto ieri a Jeju, isola della Corea del Sud, dove era riunito il consiglio dell’Unesco e durante il quale è stato premiato e riconosciuto un mestiere che rende orgogliosi gli italiani nel mondo e soprattutto i napoletani che hanno ricevuto la notizia con esplosioni di gioia nella città.
La candidatura è stata proposta da più di 2 milioni firmatari, sostenitori attraverso la mobilitazione della Coldiretti insieme con l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e con la fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio.
La decisione è stata annunciata con un tweet trionfante dall’attuale ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e vicesegretario del Partito Democratico Maurizio Martina.
L’arte del pizzaiuolo napoletano è patrimonio culturale dell’Umanità Unesco. Vittoria! Identità enogastronomica italiana sempre più tutelata nel mondo #pizzaUnesco pic.twitter.com/MgQ5izZWbf — Maurizio Martina (@maumartina) 7 dicembre 2017
Anche Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, ha commentato la scelta di riconoscere il pizzaiolo napoletano patrimonio dell’umanità: “Riconoscimento storico: grazie ai pizzaioli napoletani, che vivono ed operano a Napoli e in tutto il mondo, grazie a tutti quelli che hanno firmato per questa petizione. È il segno della potenza di Napoli attraverso la sua arte, la sua cultura, le sue tradizioni, le sue radici, la sua creatività, la sua fantasia. Una grande vittoria per Napoli e per la pizza napoletana”. Per l’Italia questo è l’ottavo riconoscimento nella lista del Patrimonio Immateriale dell’Unesco ed è la terza iscrizione nazionale nell’ambito della tradizione enogastronomica. Nel 2013 la “Dieta Mediterranea” è stata iscritta come bene transnazionale, mentre nel 2014 è stato il turno de “La vite ad alberello di Pantelleria”. L’Italia ha raggiunto il Giappone, che finora deteneva il primato con tre iscrizioni enogastronomiche.
Anche Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo ha espresso la sua soddisfazione, come anche Mara Carfagna, napoletana consigliere comunale a Napoli, Alfonso Pecoraro Scanio presidente della Fondazione UniVerde e già ministro dell’Agricoltura e dell’Ambiente e Angelino Alfano ministro degli Esteri.
L’arte dei pizzaiuoli napoletani è Patrimonio Immateriale dell’Umanità! Dall’@UNESCO riunita in Corea del Sud arriva ora la notizia. Un riconoscimento per #Napoli e l’Italia intera mentre sta per iniziare il 2018 #annodelciboitaliano #PizzaUnesco pic.twitter.com/JEnhmMGcuW
— Dario Franceschini (@dariofrance) 7 dicembre 2017
#jeju #CoreadelSud
primi festeggiamenti internazionali in pizzeria con il testimonial @JimmyGhione i pizzaiuoli napoletani e gli ambasciatori presso @UNESCO
UNA VITTORIA ALL’UNANIMITÀ
GRAZIE A TUTTI E AI 2MILIONI DI FIRMATARI SU @ChangeItalia e sui moduli da 100 paesi pic.twitter.com/sJ0tcs20Cr— Pecoraro Scanio (@PecoraroScanio) 7 dicembre 2017
L’ arte dei pizzaioli napoletani era già nella storia da oltre un secolo ma con il riconoscimento a patrimonio immateriale dell’ umanità viaggerà nel mondo con la dignità che merita il popolo napoletano, diffondendone l’indotto e la sapienza #pizza #Unesco pic.twitter.com/xsw9eVmc6O
— Mara Carfagna (@mara_carfagna) 7 dicembre 2017
L’arte del pizzaiolo entra nel patrimonio immateriale dell’Unesco. Un altro successo della diplomazia culturale italiana. Un grazie particolare ai 2 milioni di italiani che hanno votato la petizione #pizzaunesco, contribuendo a questa grande vittoria
— Angelino Alfano (@angealfa) 7 dicembre 2017