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Vivere la responsabilità dell’agire politico

L’agire politico è, al contempo, una sfida per ogni persona e per il mondo. Infatti, occorre problematizzare l’assunto culturale di questa globalizzazione; il tema è il senso di globalità che o fatichiamo a con-dividere o abbiamo smarrito. Perché il senso di globalità è ciò che ci tiene insieme e che permette di ri-crearci come persone-mondo, ben prima, e ben più profondamente, delle tecniche della interrelazione sistemica globale che chiamiamo globalizzazione. La realtà dimostra che non basta condividere valori o commerciare per essere umanità; ciò che manca, ben lo vediamo, è la con-divisione di un destino planetario.

Per quanto ovvio, parlo di un destino storico; qui si tratta di costruire percorsi comuni, non di lasciar fare a forze sovraumane o a presunte forze auto-referenziali (come è successo, in particolare negli ultimi decenni, con il mercato). La storia con-divisa  può affermarsi sulla Storia pre-potente, quella scritta da un potere primitivo, che non conosce, che non si ri-flette e non ri-nasce, non ri-sorge, nella realtà-che-è. Il passaggio dalla Storia pre-potente alla storia con-divisa è una lenta e progressiva  ri-appropriazione-in-noi delle complessità dei processi storici vissuti-nel-profondo e non soltanto esistiti.

Dentro ciascuno di noi vive una doppia tensione: di auto-affermazione e di con-divisione. Se continuiamo a esasperare la competizione fine a se stessa, o a sognare una fragile cooperazione che neghi il bisogno di auto-affermazione, ci collochiamo su un crinale pericoloso, che è quello su cui si trova il mondo di oggi. Abbiamo bisogno, invece, di una competizione cooperativa che affermi la doppia tensione dell’umano e che aiuti il formarsi di un consapevole realismo progettuale, l’unico in grado di sentire la realtà-in-chiaro, passando attraverso tutte le sue ombre e percorrendo tutte le sue differenze.

Il destino planetario come destino storico prevede la nostra responsabilità, anzitutto culturale. Noi siamo il destino-che-si-forma anche se non lo esauriamo attraverso il nostro agire: certo è che, solo attraverso il fare, neppure lo sfioriamo. Qui ci vedo il punto per un ri-pensamento e per una ri-nascita della politica progettuale in senso complesso.

 

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