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Perché traballa l’asse franco-tedesco. Le divergenze spiegate da Speck (Gmf)

“Un’Europa autonoma a guida francese”. È questo l’obiettivo di Emmanuel Macron che rischia di aprire la frattura con la Germania, per nulla intenzionata a rompere il ponte con gli Stati Uniti e a indebolire la Nato. È quanto spiega Ulrich Speck, senior visiting fellow presso l’ufficio di Berlino del German Marshall Fund, autorevole think tank statunitense. “Per Macron – spiega l’esperto – un contesto internazionale radicalmente cambiato richiede misure radicali”. Si tratta di “portare l’Europa in un futuro post-Americano”, poiché il presidente “vede il parziale disimpegno degli Stati Uniti come un’opportunità: costruire un Europa autonoma a guida francese”.

IL RAPPORTO CON MOSCA…

Il cambiamento della strategia riguarda anche i rapporti con Mosca. Nella nota intervista all’Economist, l’inquilino dell’Eliseo notava che “se vogliamo costruire la pace in Europa e ricostruire l’autonomia strategica europea, dobbiamo riconsiderare la nostra posizione con la Russia”. Vuol dire avere, dice Speck, “una Russia non ostile e non minacciosa”. Per farlo, Macron è disposto a superare “l’aggressione russa perché basata sull’incomprensione”. Nella narrativa del presidente francese, spiega l’esperto, “Mosca è diventata aggressiva e revisionista non per le ambizioni russe, ma perché è stata messa all’angolo da un’America guidata da un superego”. Su tale visione (che comprende anche “l’Europa percepita come cavallo di troia americano dalla Russia”) ora il francese cerca sponde nel vecchio continente, in particolare nei Paesi orientali tradizionalmente meno inclini ad aprire a Mosca. Il dialogo parte dall’ungherese Viktor Orbán per cercare di convincere persino la Polonia.

…E LA SENTENZA SULLA NATO

È per questo che Macron è giunto all’ ampiamente criticata sentenza della “Nato in morte cerebrale”. Secondo il transalpino, spiega ancora Speck, l’alleanza è rimasta ancora al passato mentre “la Russia non è più ormai un nemico come ai tempi dell’Unione sovietica e della guerra fredda, ma un amico e partner”. L’altra accusa riguarda nord Africa e Medio Oriente, il fronte sud dove “la Nato è inutile per Macron”. Qui si inserisce il rapporto tra Parigi e Berlino. “Le idee strategiche di Macron hanno costretto la Germania a palesare le proprie visioni”. Angela Merkel prima, e la ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer dopo, hanno risposto criticando l’uscita del francese. “Per la Germania – dice Speck – la Nato non è solo il passato, ma anche il futuro quale principale riferimento per la Difesa europea”. Sul punto la Kramp-Karrenbauer, che è anche leader del partito Cdu, è stata ieri piuttosto chiara: “Tutte le proposte di rafforzare la capacità europea di agire nell’area della sicurezza e difesa stanno rafforzando il pilastro europeo della Nato”.

TRA DIVERGENZE E INTESE

La divergenza strategica è profonda: “C’è disaccordo sul ruolo futuro degli Stati Uniti in Europa e con esso della Nato, ma anche sul rapporto con la Russia”. Differenze di visioni non nuove, rimarca il senior fellow del Gmf: “Per decenni Germania e Francia hanno avuto vedute geopolitiche differenti”. Nel passato “non importava”, visto che “non erano tenute ad accordarsi tra loro ma con Washington”. Ora le cose sono cambiate: “Con Trump la leadership strategica degli Stati Uniti se ne è andata, ma non il ruolo degli Usa come protettori dell’Europa, specialmente ad est nell’offrire deterrenza contro la Russia”. In ogni caso, ciò significa che “gli europei sono improvvisamente soli a livello strategico”, situazione che impone Germania e Francia di cooperare “strettamente sulle materie dell’Unione europea” pur non facendolo sulla geo-strategia. È per questo che l’asse franco-tedesco sembra reggere sui progetti industriali, dal caccia del futuro Fcas al carro armato europeo di nuova generazione, per non parlare dei programmi spaziali e delle collaborazioni in vista del Fondo europeo di difesa.

LA SCELTA DI BERLINO

La questione diventa dunque un’altra: se sia possibile slegare tali progettualità da una visione strategica complessiva del mondo. Su questo, il punto dell’esperto Ulrich Speck è chiaro: Macron è “ambizioso e disruptive”, ma propone il tradizionale “realismo francese” seppur “avvolto negli abiti del federalismo europeo”. Ciò è stato ormai ben intuito dagli altri Stati del Vecchio continente. L’idea europea di Macron “non è condivisa dalla maggior parte dei paesi dell’est e del nord, che vogliono tenere dentro gli Stati Uniti per tenere fuori la Russia, e non vogliono concentrarsi completamente sul sud, sulla guerra francese al terrorismo”. Qui si inseriscono le possibilità per la Germania, su cui Speck lancia la proposta la governo Merkel: “Berlino deve guidare il respingimento dell’agenda geopolitica di Macron, cosa che in passato avrebbe fatto facilmente e rapidamente il presidente degli Stati Uniti”. È un invito “urgente” secondo l’esperto, visto che la questione rischia di esplodere al summit Nato di Londra tra un paio di settimane, e al vertice sull’Ucraina che pochi giorni dopo riunirà il formato Normandia.

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