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Ricchezza, andata (e ritorno). L’imperativo morale di Messina (da leggere)

L’emergenza sanitaria del Coronavirus fa appello ad un “imperativo morale”. A spiegarlo è il capo della più grande banca italiana, Carlo Messina. “È l’ora di far tornare i loro soldi nelle aziende, ricapitalizzarle per contribuire ad accelerare il recupero del Paese. E il governo, con una visione pragmatica, dovrebbe studiare il rimpatrio di quei fondi dall’estero, agevolandoli se sosterranno le imprese italiane”. Parole forti in quanto chiare.

A pochi giorni dalla notizia di un altro gruppo industriale italiano che ha trasferito la propria sede legale in Olanda, è rincuorante leggere un appello di questo tenore. Riportare i capitali in Italia. Aiutare il Paese a riprendersi da questa crisi in cui i soldi pubblici non potranno risolvere tutto, anzi. Messina è chiaro sui 200 miliardi stanziati dal governo. Sono “soldi dei cittadini” sottolinea.

E “devono servire solo per pagare affitti, fornitori e preservare l’occupazione. E non a rafforzare imprese che finora si sono mosse egregiamente sui mercati. I proprietari di queste imprese, spesso imprenditori con notevole ricchezza accumulata in Italia o all’estero, dovrebbero lasciare le garanzie di Stato ai settori deboli”.

Un imperativo morale, appunto. Peccato che il rischio di queste ore (e delle settimane passate) sia il contrario e cioè che i capitali fuggano privatizzando ancora i profitti di chi può e socializzando le perdite. Uno schema celebre che ha portato fortuna a tanti ma che ora rischia di far collassare il Paese. Una pratica indegna (e immorale) che spiega l’avversità della Germania e persino di quel paradiso fiscale chiamato Olanda che è fra i principali beneficiari del trasferimento delle holdings italiane.

Il ceo di Banca Intesa per parte sua cerca di dirlo in tutti i modi. “Se l’Italia si gioca bene questa grave crisi potrà uscirne anche rafforzata: ma a patto che ognuno faccia in pieno la sua parte, sia di cittadino sia di elemento attivo del sistema economico”. “È necessario fare di più da parte di chi è in grado di aiutare oggi la sanità, e domani il tessuto sociale che subirà gravi strappi. È un fatto di cultura e di valori”.

Cultura e valori, dice Messina. Possibile essere più d’accordo? Resta da solo da vedere se il governo vorrà raccogliere il suggerimento e impegnarsi nel ciclopico sforzo di riportare il tesoro italiano nel Paese. I contribuenti di oggi e domani ne sarebbero grati.

PS: l’amministratore delegato di Banca Intesa dice molte altre cose interessanti. La sua intervista si può leggere su Repubblica. A Formiche basta l’imperativo morale ed il richiamo ai valori ed alla cultura. Scusate se è poco.

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