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5G e centri cyber. Adesso è il Parlamento Ue a fare pressing

Il Parlamento europeo ha adottato un rapporto per superare la crisi e affrontare la doppia transizione (digitale e ambientale). Tra i punti, anche l’invito a Commissione e Stati membri ad adottare misure restrittive contro sui fornitori 5G “ad alto rischio” (Huawei e Zte) e ad accelerare sulla realizzazione delle rete di centri cyber

Un piano per aiutare le imprese ad affrontare la crisi e ad affrontare la doppia transizione, digitale e ambientale, è stato approvato mercoledì (25 novembre) dal Parlamento europeo. Secondo il rapporto di iniziativa la nuova strategia si dovrebbe articolare in due fasi: la prima dedicata alla ripresa (favorendo la ricapitalizzazione delle imprese, salvando posti di lavoro e adattando la produzione a una “nuova normalità” post-Covid). La seconda alla ricostruzione e alla resilienza (guardando alla doppia transizione e al rafforzamento della sovranità industriale e dell’autonomia strategica). Il testo è stato adottato con 486 voti favorevoli, 109 contrari, e 102 astensioni.

LA SODDISFAZIONE DI CALENDA

“Dopo più di un anno di lavoro è stato approvato in plenaria a larghissima maggioranza il mio rapporto sulla politica industriale”, ha scritto su Twitter Carlo Calenda, leader di Azione ed europarlamentare, relatore del rapporto. “Il rapporto contiene proposte su commercio, ricerca, energia, formazione e investimenti, da cui il governo potrebbe trarne qualche spunto per il piano sul Recovery Fund”, ha aggiunto.

GLI SFORZI PER IL 5G

Di particolare interesse sono i punti 32 e 34 del rapporto. Nel 32 il Parlamento europeo invita la Commissione e gli Stati membri a investire in vari ambienti, dall’economia dei dati all’intelligenza artificiale umanocentrica, dall’Internet delle cose al cloud e alle reti 5G e 6G. A tal proposito gli eurodeputati invitano esecutivo comunitario e Stati membri “a garantire un’attuazione tempestiva delle misure chiave pertinenti raccomandate nella toolbox per la cibersicurezza 5G, e in particolare ad applicare, ove necessario, le restrizioni relative ai fornitori ad alto rischio per gli asset cruciali identificati come critici e sensibili”. Tradotto: serve un’accelerazione nel piano per proteggere i dati e le infrastrutture europee da quei fornitori di apparecchiature ritenuti “ad alto rischio”, cioè le cinesi Huawei e Zte secondo diversi membri del Parlamento europeo (oltre che secondo gli Stati Uniti). Un invito diretto a diversi Stati membri, in particolare alla Germania, il cui governo sta discutendo sulla nuova legge sulla sicurezza cibernetica.

LE RETE DI CIBERSICUREZZA

Il punto 34, invece, è dedicato alla necessità di “realizzare un unico ambiente digitale e di dati europeo” e di “realizzare un migliore sistema di tassazione digitale in cui i profitti sono tassati”. Ma è presente anche un invito a “sviluppare ulteriormente gli standard e la certificazione europei sulla cibersicurezza, garantendo così una maggiore competitività”. In particolare “le infrastrutture critiche, anche attraverso la revisione della direttiva sulla sicurezza delle reti e dell’informazione (Nis) e istituendo una rete di cybersecurity competence centre”. Un appello, questo, che interessa anche l’Italia visto il recente dibattito sulla creazione di un Istituto di cibersicurezza.

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