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Il packaging come indicatore di benessere sociale. Il punto di Busca (Comieco)

Di Claudio Busca

Il comparto del packaging cellulosico e l’intera filiera cartaria e cartotecnica si è dimostrato quanto mai essenziale nel periodo della pandemia. Per il futuro, bisognerà puntare su investimenti in innovazione e qualità, stando al passo con i tempi che cambiano. Il commento di Claudio Busca, responsabile public affairs Comieco, Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica

A fine anno si è soliti tracciare bilanci per misurare risultati e performance rispetto alle attese e agli obiettivi prefissati. L’anno appena trascorso non sarà certo archiviato dalla memoria storica senza lasciare qualcosa di indelebile. Tutti saremo chiamati, in diversa misura e da diverse angolazioni e prospettive, a farne personalmente memoria.

Approfittando dell’opportunità che mi è data con il presente contributo vorrei sottolineare qualcosa che ha riguardato il comparto che ho la fortuna di osservare da vicino per ragioni professionali: il comparto del packaging cellulosico e l’intera filiera cartaria e cartotecnica. Un comparto che nel contesto della pandemia si è confermato quanto mai essenziale, nei fatti prima ancora che per legge, per l’indiscutibile ruolo che carta e cartone e l’imballaggio cellulosico hanno sempre avuto per il contenimento, il trasporto e la consegna di beni in settori che si sono rivelati cruciali soprattutto nella fase acuta dell’emergenza sanitaria. Dal medicale al farmaceutico, dall’agroalimentare a quello igienico-sanitario e altri. Senza trascurare il ruolo della carta per l’informazione. Oggi 8 imballaggi cellulosici su 10 vengono riciclati, la sfida della “quantità” è stata vinta e se ne apre un’altra: quella dell’innovazione e della qualità. Adesso serve qualcosa in più e qualcosa di diverso anche in considerazione della fase che stiamo vivendo, la quale rende il cambiamento dei modelli di sviluppo economico ancora più urgente di quanto già la sfida climatica non abbia messo in evidenza nell’ultimo ventennio.

Gli stili di vita e le abitudini di consumo stanno rapidamente cambiando e la pandemia non ha fatto che accelerare questi mutamenti. Basti pensare, solo per fare un esempio, alla diffusione del ricorso all’e-commerce e al consumo di cibo da asporto. Il packaging, che è sempre stato un indicatore del benessere sociale, è testimone e al contempo coprotagonista di questo cambiamento. Il sistema industriale e produttivo è chiamato a rispondere ai nuovi stili di vita e a consumatori oggi sempre più esigenti e consapevoli sotto il profilo della sostenibilità, attenti al contenitore non meno di quanto finora lo sono stati rispetto al contenuto. È qui che Comieco, insieme alle aziende consorziate e alle rispettive associazioni di categoria, sta concentrando in particolar modo la sua attenzione, nella consapevolezza che imballaggi sempre più sostenibili sono indispensabili e destinati a sostituire quelli più impattanti. E la carta, per le sue naturali caratteristiche di rinnovabilità, riciclabilità e biodegradabilità ha ampi spazi di ulteriore sviluppo e applicazione.

Prevenzione, innovazione ed ecodesign sono le parole d’ordine per connettere progettazione e fine vita, quando il prodotto termina il suo ciclo di utilità. Innovazione tecnologica, digitalizzazione, industria 4.0, revamping impiantistico, parole forse già troppo abusate ma tutti ingredienti di una stessa ricetta: quella per un nuovo modello produttivo e di sviluppo che, sotto il cappello della sostenibilità, veda interconnessi tra loro comparti, know-how e territori espressione delle migliori eccellenze del paese. La logistica sostenibile a servizio di merci e componentistica è solo uno degli esempi che si potrebbero fare.

Il paese ha di fronte una opportunità rappresentata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’attuazione del programma Next generation eu. Mi unisco al coro, forse un po’ scontato, di chi sostiene che questa opportunità non può andare perduta ma richiede visione strategica nella individuazione e attuazione delle migliori progettualità che non siano soltanto una mera operazione di green washing.

È arrivato il momento di mettere alla prova la capacità di fare “massa critica” per valorizzare le numerose potenzialità ed eccellenze che il paese esprime, soprattutto nell’ambito dell’economia circolare dove, vale la pena ricordarlo, siamo leader in diversi settori. Ritengo al contempo che occorra snellire le procedure decisionali, qualcosa che, va detto, non appartiene propriamente al dna di questo paese ma che può diventare l’occasione per una riforma strutturale anche sotto il profilo della sburocratizzazione dell’apparato amministrativo cui non fanno difetto competenze e professionalità, talvolta messe da parte a vantaggio di sovrastrutture che poco giovano alla celerità degli iter. L’auspicio dunque è uscire dalla pandemia con un nuovo green deal per l’Italia.

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